Il 20 aprile l'artiglieria russa del 1FB iniziò il bombardamento della città, che sarebbe terminato solo con la resa della sua guarnigione, il 2 maggio. Alla fine della guerra i russi sottolinearono che il quantitativo di esplosivo impiegato dalla loro artiglieria era maggiore del tonnellaggio sganciato dai bombardieri anglo-americani nel corso della guerra aerea su Berlino.
Berlino, luglio 1945 a Potsdamer- angolo Linkstraße
Il 21 aprile - sesto giorno della battaglia - la II Armata Guardie avanzò di quasi 50 km a nord di Berlino e quindi attaccò a sud-ovest di Werneuchen. Altre unità sovietiche raggiunsero l'anello di difesa più esterno. Il piano sovietico era di accerchiare prima Berlino e poi la IX Armata.
Il 1FU si era intanto spinto attraverso le ultime formazioni del Gruppo d'armate Centro ed era passato a nord di Juterbog, ben oltre la metà strada dalle linee del fronte statunitensi sul fiume Elba, a Magdeburgo. A nord, tra Stettino e Schwedt il 2FB attaccò il fianco nord del Gruppo d'armate Vistola, tenuto dalla III Armata Panzer.
Il comando della IV Armata Panzer, intrappolato con quello della IX Armata a nord di Forst, passò a quest'ultima. I tedeschi stavano ancora tenendo Cottbus. Quando il fianco sud della IV Armata Panzer ottenne qualche successo locale, contrattaccando verso nord, contro il 1FU, Hitler diede alcuni ordini che mostravano come la sua presa sulla realtà militare fosse svanita. Egli ordinò alla IX Armata di tenere Cottbus e di creare un fronte orientato verso ovest dal quale avrebbero dovuto attaccare le colonne sovietiche che avanzavano verso nord. Questo avrebbe loro permesso di formare il braccio settentrionale della morsa che si sarebbe congiunta alla IV Armata Panzer proveniente da sud, ed accerchiare il 1FU prima di distruggerlo. Essi dovevano anticipare un attacco a sud da parte della 3. Panzerarmee ed essere pronti a formare il braccio meridionale di un attacco a tenaglia che avrebbe circondato il 1FB che sarebbe stato distrutto dal III. SS-Panzerkorps del tenente-generale Felix Steiner, che avanzava da nord di Berlino. Più tardi in quel giorno, Steiner rese chiaro che non disponeva delle divisioni per una simile azione. Heinrici a sua volta disse chiaramente allo staff di Hitler che se la IX Armata non si fosse ritirata immediatamente, sarebbe stata accerchiata dai sovietici. Sottolineò inoltre che era già troppo tardi per farla muovere a nord-ovest verso Berlino, e che avrebbe dovuto ritirarsi verso ovest. Heinrici continuò dicendo che se Hitler non gli avesse permesso di spostarsi verso ovest, avrebbe chiesto di venire rilevato dal comando.
Il 22 aprile, durante la sua riunione pomeridiana sulla situazione, Hitler si abbandonò ad una rabbia colma di lacrime quando si rese conto che i suoi piani del giorno precedente non si sarebbero realizzati. Egli dichiarò che la guerra era persa, ne diede la colpa ai generali ed annunciò che sarebbe rimasto a Berlino fino alla fine per poi suicidarsi. In un tentativo di far uscire Hitler dalla sua rabbia, il generale Alfred Jodl speculò sulla possibilità che la XII Armata, che stava affrontando gli statunitensi, potesse essere spostata a Berlino, poiché gli americani, già arrivati sull'Elba, difficilmente si sarebbero spinti più a est. Hitler afferrò immediatamente l'idea e nel giro di poche ore il generale Walther Wenck ricevette l'ordine di sottrarsi al combattimento con gli statunitensi e spostare la XII Armata verso nord-est per soccorrere Berlino. Si realizzò quindi che se la IX Armata si fosse mossa verso ovest poteva unirsi alla XII. In serata Heinrici ottenne il permesso di eseguire questa manovra. Lontano dalla sala delle mappe del Führerbunker di Berlino, con i suoi attacchi immaginari di divisioni fantasma, i sovietici procedevano verso la vittoria nella guerra. Il 2FB aveva stabilito una testa di ponte sulla sponda orientale dell'Oder, profonda più di 15 km, ed era pesantemente impegnato con la 3. Panzerarmee. La IX Armata aveva perso Cottbus ed era pressata da est. Una punta avanzata di carri sovietici era sul fiume Havel, ad est di Berlino, e un'altra aveva ad un certo punto penetrato l'anello difensivo più interno di Berlino. Quella sera stessa Konev poté comunicare a Stalin di aver messo piede per primo nei sobborghi della capitale.
Il 23 aprile il 1FB e il 1FU sovietici continuarono a stringere l'accerchiamento assicurandosi tra l'altro il controllo dell'ultimo collegamento che la IX Armata Tedesca aveva con la città. Elementi del 1FU continuarono a spostarsi verso ovest e iniziarono ad impegnare la XII Armata Tedesca che si stava spostando verso Berlino. Hitler nominò il Generale Helmuth Weidling comandante della difesa di Berlino. Per il 24 aprile elementi del 1FB e del 1FU avevano completato l'accerchiamento della città, mentre Konev, assediata Potsdam, spingeva le sue avanguardie oltre la Nuthe, fiumiciattolo che delimita due rioni di Berlino, Steglitz e Zehlendorf.
In città intanto la situazione dei civili si andava aggravando di ora in ora. Non c'erano più elettricità, gas e luce; le macchine esplodevano sotto il tiro delle artiglierie e le condutture di acqua potabile erano saltate per via dei bombardamenti. Mentre venivano distribuite le razioni di emergenza, le SS gironzolavano per le case alla ricerca di ragazzini sui 12-13 anni da mandare a combattere in prima linea. L'anagrafe aveva cessato di funzionare così come pure tutti i servizi igienico-sanitari della città.
Il giorno seguente il 2FB spezzò le linee della III Armata Panzer attorno alla testa di ponte a sud di Stettino ed attraversarono la palude Rando. Era ora libero di avanzare verso ovest in direzione del XXI Corpo d'armata Britannico e in direzione nord verso il porto baltico di Stralsund. La LVIII Divisione Guardie della V Armata Guardie prese contatto con la 69ª Divisione di fanteria della I Armata USA nei pressi di Torgau, sull'Elba. La Germania si trovava ora tagliata in due.
Forze in campo
Germania
Subito dopo essere stato nominato da Hitler generale della Wehrmacht con il doppio compito onorifico di stroncare qualsiasi moto di cedimento e di difendere Berlino, il Reichsminister (nonché Gauleiter della città sin dal 1926) Joseph Goebbels ordinò l'immediata mobilitazione di ogni divisione dell'esercito e delle SS che si trovasse nei dintorni della piazzaforte. Alla vigilia del 21 aprile (data d'inizio dell'assedio), dentro la cerchia di Berlino che Hitler aveva da poco fatto ribattezzare Festung ("Fortezza"), affidandone il comando dapprima al generale Reymann e in seguito al generale Helmuth Weidling, c'erano 94.094 uomini in armi nelle seguenti unità, raggruppate nel 56º Panzerkorps passato al comando del generale Hans Mummert:
Divisione corazzata Muncheberg: 3000 uomini più una ventina di carri; presente a Lichtenberg, Fredrichshain e Weissensee.
11. SS Freiwilligen Pz.Gren.Div. Nordland: 1500 uomini, 15 carri; dislocata nel quadrante Neukölln-Treptow.
20. Pz.Gren.Div. (3000 uomini e qualche carro armato): assegnata all'area di Steglitz-Zehlendorf.
9. Divisione Paracadutisti (4000 uomini circa): presente a Pankow assieme a due o tre battaglioni di territoriali.
Formazioni della H.J. (effettivi: 2280). Sparse un po' dappertutto, a Zehlendorf (municipio), Tempelhof (aeroporto), Wedding, Pankow, Reinickendorf (postazioni di Flak), e come presidio sui ponti di Spandau, Charlottenburg e Pichelsdorf.
32. Div. granatieri SS 30 Ianuar, distaccata sull'Alexanderplatz.
Gruppo Mohnke, comprendente il Battaglione della Guardia di Himmler e il Battaglione Guardie della Leibstandarte SS, schierate nel quartiere governativo e attorno al Reichstag.
I resti della 33. Div. granatieri SS Charlemagne (320-330 uomini), aggregata ai resti delle divisioni SS Wiking e Nederland, oltre ai rimasugli di varie unità, tra cui la celebre "Legione San Giorgio", formata dai prigionieri di guerra inglesi cui erano state date le armi.
Il gruppo SS Todte (3000 uomini) e 400 volontari provenienti da un battaglione lettone, questi ultimi dispiegati nella zona dell'aeroporto assieme a diverse unità della difesa antiaerea.
1668 poliziotti, distaccati principalmente nel settore Tempelhof-Shoneberg.
18. Pz.Gren.Div, tenuta in riserva nell'ellisse di Tiergarten.
Per dare supporto a queste unità raccogliticce, Goebbels, confidando ancora in una impossibile vittoria finale, chiamò a raccolta il Volkssturm, la milizia popolare, composta da uomini anziani, molti dei quali erano stati da giovani nell'esercito e di cui alcuni erano veterani della prima guerra mondiale, i riformati in età da portare le armi, ed anche i piccoli Kampfgruppe, come quello costituito dai 200 sopravvissuti belgi della divisione Wallonie. Inoltre ordinò ad ogni civile tedesco di difendere la città fino all'ultimo anelito di forze. Döenitz dal canto suo fornì l'appoggio di circa 2000 marinai, che furono immediatamente rispiegati attorno al Reichstag e al Ministero degli Interni. Per il resto, si trattava di un'accozzaglia di gruppi da combattimento improvvisati, a volte privi persino del fucile, formati da vigili del fuoco, appartenenti alle forze dell'ordine, piloti della Luftwaffe, truppe della riserva generale, guardie di confine e donne della difesa contraerea.
Ricapitolando, dunque, poco più di 94.000 uomini appartenenti a tutte e tre le armi - esercito, aviazione e marina -, equipaggiate con poche decine di mezzi corazzati (50-60 carri armati e cannoni d'assalto), dovevano resistere all'urto di sette armate sovietiche (3ª e 5ª Armata d'urto, 8ª Armata della Guardia, 47ª Armata, 1ª, 2ª e 3ª Armata corazzata della Guardia) costituite da 464.000 soldati con 1.500 carri armati e 12.700 cannoni.
Delle trentasette divisioni tedesche incaricate di "tenere a tutti i costi" il fronte dell'Oder (il cosiddetto "Gruppo Armate della Vistola") non rimanevano che poche sacche di sbandati, poiché le formazioni migliori, come la IV Panzer, o erano state spazzate via nelle prime ore dell'attacco o erano rimaste tagliate fuori.
La battaglia
Il destino di Berlino era comunque segnato ma la resistenza continuò, in maniera spesso fanatica.
La battaglia vera e propria iniziò il 25 aprile, quando il 1FB varcò il canale Hohenzollern all'altezza di Plötzensee e iniziò ad avanzare nei settori orientale e nord-orientale della città, scontrandosi però ben presto con l'eroica resistenza opposta da elementi della IX divisione Paracadutisti del Reich nell'area industriale a cavallo fra l'Invalidenstrasse e la stazione Stettiner. Contemporaneamente, nel settore meridionale della città, l'VIII Armata delle Guardie e la I Armata Guardie corazzate si impadronivano dell'aeroporto di Tempelhof, dopo aver messo in rotta le formazioni della Hitlerjugend che lo difendevano assieme a reparti della difesa contraerea e della Muncheberg. Quella notte stessa caddero i ponti di Spandau e Pickelsdorf, difesi da alcune unità della Gioventù hitleriana.
Caduti i sobborghi esterni, la battaglia di Berlino si restrinse ai rioni di Mitte, di Kreuzberg e di Prenzlauerberg, ovvero la linea di quartieri denominata "Cittadella". L'avanzata sovietica verso il centro della città si svolse lungo alcuni assi principali: da sud-est lungo la Frankfurter Allee (terminata ad Alexanderplatz); da sud lungo la Sonnenallee con termine a nord di Belle Alliance Platz, da sud con arrivo nei pressi di Potsdamer Platz e da nord per arrestarsi vicino al Reichstag. Il Reichstag con il ponte Moltke, Alexanderplatz e i ponti sullo Havel a Spandau furono i luoghi dove i combattimenti furono più pesanti, con scontri casa per casa e corpo a corpo. I contingenti stranieri delle SS combatterono con particolare vigore perché erano ideologicamente motivati e perché sapevano che in ogni caso non sarebbero sopravvissuti alla cattura.
Il 27 aprile cadde l'aeroporto di Gatow. Violentissimi combattimenti, con perdite enormi da entrambe le parti, infuriavano intanto alla stazione di Anhalt e sull'Alexanderplatz dove, tra le macerie dei capisaldi e le buche di granata, un pugno di SS agli ordini dello Standartenführer Hans Kempin resisteva ancora, appoggiato dagli ultimi carri del 29º reggimento Panzer.
Il 28 aprile Heinrici rifiutò l'ordine di Hitler di tenere Berlino a qualsiasi costo, e venne quindi sollevato dall'incarico e sostituito dal Generale Kurt Student il giorno seguente.
Il 29 Hitler riunì per l'ultima volta i suoi collaboratori, espose loro la situazione generale e infine li congedò, dopo aver fatto giurare a ognuno di non lasciarsi prendere vivo. Intanto a Berlino si continuava a morire: a mezzogiorno le truppe di Cujckov si battevano già nella Vosstrasse, sulla quale si affacciavano la Cancelleria e il Ministero dell'Aeronautica (quest'ultimo difeso dal 15º Battaglione SS, formato da fucilieri lettoni). Ma si combatteva anche nel resto della città: per esempio a Tempelhof, dove 1200 ragazzi della H.J. tenevano ancora saldamente un tratto dell'aeroporto, e sulla Moritzplatz, difesa dai volontari spagnoli della SS Freiwilligen Kompanie 101 (detta anche Einsatzgruppe "Ezquerra", dal nome di Miguel Ezquerra, il suo comandante in capo).
Intanto nel bunker di Hitler ci si appigliava a ogni sottile speranza di salvezza e circolavano le idee più insensate. Persino il piano suicida del generale Weidling per una sortita fuori Berlino venne preso in seria considerazione: elementi della 18. Panzer e della 9. Divisione Aviotrasportata avrebbero dovuto forzare il blocco sovietico in direzione della Sprea, lungo la Heerstrasse, con le ultime munizioni rimaste e una manciata di blindati, per aprire un varco al Führer e al suo seguito verso il ponte di Spandau, in un settore ancora tenuto dalla Gioventù hitleriana. Una volta giunti là, l'ultimo quadrato di SS della divisione Nordland, affiancato dai resti di reparti scelti della Muncheberg e da un battaglione di polizia, avrebbe provveduto a scortare Hitler verso un luogo sicuro, oltre la sacca di Berlino.
Ma un attacco di assaggio, condotto dalla Hitlerjugend e da ottocento granatieri finì in un massacro spaventoso nei dintorni dello stadio di calcio e si dovette pertanto rinunciare all'impresa..
Il 30 aprile, mentre le forze sovietiche si aprivano a ventaglio combattendo di strada in strada verso il centro di Berlino, Adolf Hitler sposò Eva Braun e poco dopo si suicidò assumendo cianuro e sparandosi. Il suo corpo fu avvolto nelle coperte impregnate di benzina e carbonizzato assieme a quello di Eva Braun, che lo aveva voluto seguire anche nell'ora della morte. A questo punto i comandanti ancora in vita decisero che era venuto il momento di pensare a come uscire dalla sacca, tanto più che ormai i francesi della divisione Charlemagne si battevano, con le unghie e con i denti, a un centinaio di metri dal bunker. Entro mezzogiorno il battaglione del capitano Neustroev, appartenente alla 150. Divisione Fucilieri, aveva occupato la Königsplatz e si preparava a dare l'assalto finale al Reichstag dove, nelle grandi sale vuote, si erano barricate duemila SS agli ordini dell'Obersturmfuhrer Gerhard Babick. La lotta per impadronirsi di questo edificio simbolo sarebbe durata un intero pomeriggio.
Il 1º maggio (penultimo giorno di assedio), i miseri resti della Muncheberg (gen. Mummert) si radunarono nel Tiergarten, assieme a quelli della Nordland e della Charlemagne, comandati rispettivamente da Ziegler e da Krukenberg: in tutto poco più di 800 uomini malridotti, senza mortai né mitragliatrici, con appena cinque Panzer, di cui due erano vecchi cacciacarri Elefant e gli altri BA10 di preda bellica e Tiger II dell'11º reggimento Panzer (PanzerAbteilung) Hermann von Salza delle SS Appoggiati da questi pochi mezzi e spinti dalla forza della disperazione, i tre comandanti decisero di tentare di uscire dalla sacca di Berlino alla testa dei loro uomini - gran parte dei quali aveva portato con sé la propria famiglia - sfondando in direzione di Pichelsdorf; per farlo, si divisero in due piccoli Kampfgruppe, il primo dei quali avrebbe lasciato il bunker alle nove. Al primo gruppo si unirono anche diversi volontari della XVIII Panzer, mentre al secondo si aggregarono alcuni membri dello stato maggiore del Führer, tra cui Bormann. Il Brigadeführer Mohnke (un nazista piuttosto fanatico, rimasto il più alto in grado) ordinò loro di riunire tutta la benzina e gli esplosivi rimasti, e di dare fuoco al bunker. Erano le nove di sera quando il primo gruppo lasciò il bunker diretto verso la stazione della metropolitana di Wilhelmplatz. Ne facevano parte Otto Günsche, colonnello e guardia del corpo di Hitler, l'ambasciatore Hewel, l'ammiraglio Voss, Heinz Linge, il cameriere di Hitler, le sue tre segretarie, e il suo pilota personale, Baur. Non andarono lontano: scoperti dai russi durante la fuga, alcuni di loro si suicidarono, gli altri furono tutti presi prigionieri; tra questi ultimi, il Brigadeführer SS Mohnke e il colonnello Günsche.
Né miglior fortuna ebbe il secondo gruppo, allontanatosi dal bunker verso l'una e mezza di notte: nonostante l'appoggio di alcuni carri armati "Tigre", dovette fermarsi al ponte di Wiedendamm di fronte a un posto di blocco sovietico. Non si sa se Bormann sia rimasto ucciso nel breve scontro a fuoco che ne seguì o se sia riuscito a fuggire.
Nel pomeriggio di quello stesso giorno cadde finalmente anche il secondo piano del Reichstag e due sergenti russi, Egorov e Kantarjia, poterono arrampicarsi sul tetto e issarvi la bandiera con la falce e il martello. L'impresa fu immortalata da una troupe di reporter e divenne in poco tempo una delle più celebri immagini dell'intero conflitto.
Per la divisione Charlemagne, ormai ridotta approssimativamente ad una trentina di uomini, la guerra poteva dirsi finita. Esaurite le munizioni, le SS francesi cercheranno, a piccoli gruppi, di attraversare le linee russe spingendosi quanto più possibile verso ovest per arrendersi agli inglesi o agli americani. E alcune di loro ci riusciranno, camminando per ore e ore nei condotti fognari e nelle gallerie della metropolitana, che sembra furono poi allagate determinando la morte anche di molti civili, al buio e senz'acqua. Altri, catturati dai russi, saranno invece fucilati sul posto.
Hitler era morto, ma la battaglia di Berlino continuava. La resistenza tedesca era discontinua: non essendoci più uno Stato maggiore a coordinare la difesa, ed essendo cessate praticamente tutte le trasmissioni, ciascun sottufficiale decise per conto suo se arrendersi ai russi o se tentare il tutto per tutto, aumentando in questo modo il caos tra reparto e reparto e peggiorando ancor più la già difficile situazione della popolazione civile. Furono momenti di panico indescrivibile, né mancarono fra l'altro gli attriti tra i singoli comandanti di battaglione: ad esempio nel settore di Spandau, quando alcuni parlamentari tedeschi si fecero incontro alle linee russe agitando una bandiera bianca, il Brigadefuhrer Krukenberg intimò loro l'alt puntandogli addosso la propria pistola...
Il Generale Weidling, comandante di fresca nomina, ordinò il "cessate il fuoco" il 2 maggio alle 07:00, mentre una fredda pioggerella cadeva sulla città. Per quell'ora anche la guarnigione di Spandau e quelle poste a difesa della torre antiaerea dello zoo si erano arrese ai russi. Ma nei pressi della Cancelleria i combattimenti proseguirono ancora fino alle 13:00, ad opera di alcuni reparti sbandati di SS del battaglione di Mohnke che, ignari di tutto, seguitavano a combattere.
La battaglia di Halbe
A sud della città, durante la battaglia di Berlino e per alcuni giorni a seguire, la IX Armata Tedesca compì un'azione disperata per uscire dalla sacca in cui si trovava, in modo da riunirsi alla XII Armata e attraversare l'Elba per arrendersi agli statunitensi.
Conclusione
Il Reichstag dopo il bombardamento alleato, 3 giugno 1945
La battaglia finì dopo una settimana di pesanti combattimenti perché i tedeschi si trovarono a corto di uomini e mezzi. I magazzini di rifornimento tedeschi si trovavano fuori dalla linea di difesa più esterna e vennero presi dai sovietici all'inizio della battaglia. Nello scontro per prendere la città i sovietici persero circa 2.000 veicoli corazzati.
Nella sua desolante semplicità, la battaglia di Berlino fu, secondo le parole di un grande storico come Cornelius Ryan, "una tenaglia [...] che si aprì e si richiuse nel giro esatto di quindici giorni su una città difesa alla meno peggio." Il suo giudizio è stato peraltro condiviso dalla maggior parte degli storici contemporanei.
Dal 16 aprile al 2 maggio i sovietici ebbero 135.000 morti nelle operazioni nella Germania orientale e 50.000 morti dentro la città. Stalin affermò che i sovietici avevano avuto 70.000 morti, ma avevano ucciso oltre 170.000 soldati tedeschi, morti alla fine (secondo Stalin) in numero di 20.000 al giorno per l'ostinazione di Adolf Hitler. Oggi si parla di 80.000 morti sovietici e di 150.000 morti tedeschi. Alcuni invece parlano di 300.000 morti sovietici e di 325.000 morti tedeschi: 173.000 soldati e 152.000 civili (sempre dal 16 aprile al 2 maggio sul fronte berlinese).
Soldati russi espongono ad un balcone la bandiera sovietica al termine dei combattimenti per la conquista di Berlino. Sullo sfondo, la Porta di Brandeburgo.
Ecco la suddivisione dei morti sovietici e tedeschi nelle battaglie combattute tra il 16 aprile e il 2 maggio, esclusi i morti nella città, secondo le statistiche di 185.000 e 173.000 morti:
nella battaglia dell'Oder (16 - 19 aprile): sovietici: 35.000 (la maggior parte nel Seelow), tedeschi: 20.000.
la difesa di Berlino (ca. 20 - 25 aprile): sovietici: 50.000; tedeschi: 45.000 (25.000 uomini della Wehrmacht, 15.000 del Volkssturm e 5.000 delle Hitlerjugend) e 45.000 civili.
la battaglia vicino a Halbe (ca. 26 - 29 aprile): sovietici: 30.000; tedeschi: 60.000 (incl. 25.000 civili)
altre battaglie nell'attacco: sovietici: 20.000; tedeschi: 25.000 e 25.000 civili
Totale uccisi: Sovietici: 135.000; Tedeschi: 125.000 e 95.000 civili. 135.000 tedeschi si arresero durante la battaglia di Berlino, e molti di essi erano feriti.
Nel suo testamento politico, Hitler nominò l'Ammiraglio Karl Dönitz Reichspräsident e Joseph Goebbels Reichskanzler. Comunque, il suicidio di Goebbels, avvenuto il 1º maggio 1945, lasciò il nuovo capo di stato ad orchestrare da solo i negoziati per la resa della nazione. Tutte le forze armate tedesche si arresero incondizionatamente agli Alleati l'8 maggio 1945. La guerra in Europa era finita e così anche il Terzo Reich. Il "Reich Millenario" di Hitler era durato per dodici anni e costato 60 milioni di morti in tutta Europa. L'ultima grande battaglia fu l'Offensiva di Praga, dal 6 all'11 maggio 1945, quando l'esercito sovietico, con l'aiuto di truppe polacche, rumene e cecoslovacche, sconfisse le parti del Gruppo d'Armate Centro che continuavano a resistere in Cecoslovacchia. L'operazione coinvolse circa 3 milioni di uomini da ambo le parti. La guerra in Europa era finita.
domenica 27 luglio 2014
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento