sabato 26 luglio 2014

1943: La battaglia di Kursk




Dopo la lunga stasi della primavera del 1943, le operazioni militari riprendevano sul fronte orientale con la doppia battaglia di Kursk-Orel, questa battaglia, terminata con la perdita del saliente tedesco di Orel, apriva ai russi la strada di una nuova poderosa offensiva che si prolungò quasi ininterrottamente; fino ai Balcani ed a Berlino. Nella cartina la linea del fronte nel giugno 1943 e le direttrici dell'offensiva sovietica.








Da sinistra a destra: il maresciallo von Kluge, il generale Rotmistrov ed il generale Tolbuchin. Il primo comandava le forze tedesche che conducevano l'offensiva nel settore di Kursk, e la sua abilità, già nota per le buone prove fornite in precedenza su tutti i fronti, riceveva un ulteriore conferma con lo sfondamento del saliente sovietico di Kursk, l'ultimo grande sfondamento operato dalle truppe tedesche sul fronte orientale. Il generale Rotmistrov era invece un tecnico delle forze corazzate sovietiche, cosi come Guderian lo era per la Wehrmacht. Le dure battaglie ed i successi delle forze corazzate russe nell'offensiva estiva del 1943 sono dovute, oltre alla ingente quantità di mezzi lanciati nella mischia, alla personale esperienza del generale Rotmistrov, Il generale Tolbuchin, divenuto maresciallo nel 1944, era invece un tecnico dell'impiego della cavalleria. Egli comandava personalmente le 12 divisioni di cavalleria sovietica che dal 22 al 30 agosto 1943 eliminarono il caposaldo di Taganrog.




LA BATTAGLIA DEI CARRI ARMATI

Con la fine di marzo, dopo la riconquista tedesca di Charkov, il disgelo aveva completamente arrestato le operazioni militari. Ma la stasi operativa si prolungava anche dopo il termine del disgelo, quando cioè le favorevoli condizioni atmosferiche avrebbero consentito qualsiasi operazione militare. Questa stasi di inconsueta lunghezza in confronto a quella degli altri anni, ben 104 giorni, era dovuta alla non sufficiente preparazione di entrambi gli eserciti. La Wehrmacht usciva appena da una lunga stagione di ripiegamenti e di perdite, che aveva conosciuto il disastro di Stalingrado e la perdita del Caucaso e dei suoi pozzi petroliferi appena raggiunti. Per tutto l'inverno le truppe germaniche erano state costrette a subire l'iniziativa del nemico. Particolarmente dal novembre 1942, dopo che i sovietici avevano il fronte ai due lati di Stalingrado, le unità tedesche furono costrette a combattere duramente e logorarsi non per vincere, non per ristabilire la situazione, ma per sfuggire al completo annientamento. Neppure l'esercito sovietico era ancora in grado di riprendere l'offensiva. Esso risentiva della durissima e cruenta marcia che l'aveva portato da Stalingrado fino a Charkov. E quanto fosse indebolito al termine di questa lunga avanzata, lo dimostra il facile successo conseguito dalla controffensiva di von Manstein che riusciva a riconquistare Charkov ed a distruggere in una sacca numerose forze dell'Armata del generale Popov. In questa situazione, era logico che la tattica di entrambi i contendenti fosse quella di rinforzare i propri dispositivi accumulando ingenti riserve sia per l'attacco che per la difesa. Nel giugno 1943, a metà del mese, i russi davano un primo segno di risveglio, lanciando un attacco locale nel settore di Orel, allo scopo di saggiare la resistenza avversaria. Nonostante il forte concorso delle artiglierie e l'imponenza delle unità messe in campo la difesa germanica non aveva difficoltà a respingere tutti i tentativi sovietici. Sempre in giugno, altri attacchi venivano condotti, da truppe sovietiche, davanti a Novorossijsk stilla testa di ponte del Kuban,
contro le linee tedesche e romene, che non solo bloccavano prontamente gli assalti dei russi, ma addirittura costringevano questi a sgomberare alcune posizioni recentemente conquistate presso Novorossijsk. Il 17 giugno, nel settore del Donetz, prendevano l'iniziativa i tedeschi, attaccando con unità di carri Tigre mai impiegati fino a quel momento, le posizioni sovietiche, notevolmente rinforzate da innumerevoli carri armati di vecchio tipo interrati ed adoperati come fortini corazzati. Ma anche in questo settore non avveniva nessuna sostanziale modifica allo schieramento del fronte. Il settore decisivo era quello di Kursk-Orel, pernio di tutto il fronte settentrionale e di quello meridionale, e punto d'unione dei due. Qui erano due salienti. A nord quello di Orel, tedesco, proteso nello schieramento russo. A sud, e contiguo a quello di Orel, il saliente russo di Kursk, proteso nello schieramento tedesco. La rettifica di questa gigantesca « S » capovolta avrebbe dato nelle mani del vincitore il controllo dell'intero importantissimo settore. Questo obbiettivo volevano raggiungere sia i russi che i tedeschi. Così si accese la Doppelschlacht, la doppia battaglia di Kursk-Orel. La battaglia venne scatenata dai tedeschi, che tentavano di eliminare il saliente sovietico di Kursk. Ai primi di luglio un attacco locale portava alla conquista di un'altura dominante presso Bjelgorod, ed i russi reagivano prontamente per riconquistarla. Il 5 luglio 1943 forti unità corazzate e di fanteria germaniche, al comando del maresciallo von Kluge, iniziavano l'offensiva contro Kursk. Nella parte nord del saliente il Comando tedesco diradava gli attacchi, mantenendo ad essi la semplice funzione di « assaggi » e di impegni delle forze nemiche, limitando la maggior parte dell'azione distruttiva all'intenso fuoco delle artiglierie. Nella parte meridionale invece la Wehrmacht compiva il massimo sforzo, riuscendo ad aprire una ampia breccia nel dispositivo sovietico. In questa breccia penetravano le colonne corazzate germaniche, che sorpassavano i caposaldi sovietici ed impegnavano violenti scontri con le unità similari avversarie. Nasceva così la più grande battaglia di carri di tutta la seconda guerra mondiale, combattuta in prevalenza tra « Tigre » tedeschi e « T. 34 » sovietici. A metà luglio i tedeschi avevano annunciato di aver messo fuori combattimento, in questa battaglia, ben 5.000 carri armati. Né il Comando sovietico dava notizie meno esuberanti dopo gli effetti distruttivi conseguiti con l'impiego degli aerei lanciarazzi. Il 14 luglio iniziava la seconda fase della « Doppelschtlacht ». I russi, per evitare l'eliminazione del settore di Kursk seriamente minacciato dalla azione germanica, investivano a loro volta l'intero settore di Orel e prolungavano l'ampiezza di attacco fino ad una sessantina di chilometri a nord di questa Città. A causa di tale potente diversione, il Quartier Generale tedesco fu costretto ad alleggerire notevolmente gli attacchi a Kursk e spostare numerose unità nel settore di Orel, riuscendo così a conservare la città, pur avendo perduto il terreno circostante. Nella seconda metà di luglio la controffensiva sovietica contro Orel dava inizio alla prima fase della grande offensiva russa dell'estate 1943, fase caratterizzata dal logoramento dell'avversario. Nonostante la tenace resistenza germanica, il 5 agosto i russi penetravano nell'abitato di Orel costringendo i tedeschi a sgomberare l'intero saliente. Dopo pochi giorni cadeva in mani sovietiche anche l'importante centro di Bjelgorod. Impadronitisi così del settore centrale del fronte i russi iniziavano lo scardinamento dell'intero dispositivo tedesco da Brjansk e Vjazinna a Charkov. Ed il 23 agosto, per la seconda volta, i russi riconquistavano la contesa città ucraina e questa volta per sempre. Intanto il 22 agosto aveva inizio l'offensiva lungo le coste del Mare di Azov, contro Taganrog, che cadeva il 30 agosto. Nella sosta fra la « Doppelschlacht » e l'offensiva estiva russa, gli aerei americani bombardavano, per la prima volta, i pozzi petroliferi di Ploesti, in Romania, apportando ad essi ingenti danni.







La stasi operativa che si verificava sul fronte russo tutti gli anni a causa del disgelo, nel 1943 si prolungava oltre misura, comprendendo anche il mese di giugno. Ambedue gli eserciti che si combattevano sul suolo russo andavano rafforzando alacremente le proprie unità, ma nessuno dei due pareva intenzionato a compiere la prima mossa. La battaglia si combatteva viceversa nelle retrovie, per raccogliere forze superiori a quelle del nemico. In alto carri armati sovietici avviati al fronte per ferrovia. In basso carri armati tedeschi sui carrelli ferroviari verso le prime linee.



L'offensiva tedesca





A metà del mese di giugno 1943 si registrava sul fronte orientale un primo sintomo di risveglio, da parte russa. Non si trattava di una offensiva, ma solo di un attacco locale, per saggiare la resistenza dello schieramento della Wehrmacht. Esso aveva luogo nel settore di Orel, ed era preceduto da una pesante azione di artiglieria, e condotto con forze molto cospicue, senza però riuscire ad ottenere risultati di rilievo. Esaurito in un paio di giorni questo assaggio nella zona di Orel, i sovietici accrescevano la propria attività nella testa di ponte del Kuban, portando forti attacchi contro le linee tedesche e romene. Ma anche qui i russi venivano decisamente respinti, ed anche, negli ultimi giorni di giugno, l'Oberkommando della Wehrmacht poteva annunciare che le truppe germaniche avevano a loro volta conseguito vantaggi territoriali, sloggiando i sovietici da posizioni da essi recentemente conquistate davanti a Novorossijsk. Nella foto in alto carri armati tedeschi di tipo pesante avviati in un settore del fronte minacciato dagli attacchi avversari. Nella foto in basso formazioni motocorazzate germaniche affluiscono dietro le linee.







17 giugno 1943. Anche da parte tedesca si avevano i segni di un risveglio, nel settore del Donetz. Qui i sovietici avevano particolarmente munito il proprio schieramento, rinforzandolo con tanti piccoli fortini corazzati, costituiti da vecchi carri armati interrati. Contro questo importante settore del fronte, le unità germaniche lanciavano un attacco di assaggi, impiegando per la prima volta un carro che fece molto parlare di se il PZ.V, più conosciuto col nome di Tigre. Ma l'intervento di questi pachidermi di 50 tonnellate non modificava sensibilmente la linea del fronte, e dappertutto tornava la calma, anche se foriera di imminenti tempeste. Nella foto in alto una immagine tipica dei periodi più fortunati della Wehrinacht: i granatieri tedeschi avanzano a fianco dei carri d'assalto. In basso carri pesanti germanici lanciati nella dura lotta.




















5 luglio 1943. Termina la lunga stasi durata 104 giorni, ed il fronte orientale si rimette in movimento, per iniziativa tedesca, con la Doppelschlacht, la doppia battaglia di Kursk-Orel. Questa battaglia interessava un settore che costituiva il pernio di tutto il fronte meridionale, e che era caratterizzato da una forma sinuosa (l'andamento del fronte disegnava una vera e propria S capovolta) comprendente a nord il saliente tedesco di Orel, ed a sud quello russo di Kursk, per cui ognuno dei due costituiva una perenne minaccia al fianco dell'altro. Disegno del Comando tedesco era di eliminare il saliente russo di Ktirsk, importante zona riconquistata dai sovietici nel precedente inverno, ed inoltre intralciare il piano del comando sovietico sconvolgendone lo schieramento, provandone le forze, e ritardando così l'imminente offensiva di primavera. Nella foto a sinistra in alto un cannone d'assalto tedesco attraversa un corso d'acqua. A sinistra al centro lo Sturmgeschtitz, a tutta velocità, in mezzo al polverone. A sinistra in basso un veicolo corazzato tedesco munito di lanciarazzi multiplo, ovvero la risposta alle Katiusce. Nelle foto a destra tre emozionanti fasi di un duello aereo: un caccia tedesco in coda ad uno russo; lo colpisce e lo abbatte 3).


I prodromi della Doppelschlaéht si erano avuti nei giorni immediatamente precedenti il 5 luglio. Le truppe del Reich, in una azione a carattere strettamente locale, erano riusciti ad impadronirsi di una altura a nord di Bjelgorod, dominante sopra un vasto tratto di fronte; i sovietici avevanoprontamente reagito all'attacco, contrattaccando con estrema violenza per riprendere il possesso della altura. I tedeschi avevano iniziato l'offensiva su tutto l'arco del saliente di Rursk, impegnando grosse unità di fanteria e di carri, al comando del maresciallo von Kluge. Nella foto in alto carri armati tedeschi sottoposti ad intenso fuoco delle artiglierie sovietiche, nel settore di Kurk. In basso a sinistra durante la battaglia, un carro armato tedesco avanza verso il nemico. In basso a destra un panzer sotto il violento fuoco delle artiglierie anticarro sovietiche,





Nel settore sud del saliente di Kursk le truppe di von Kluge non venivano impegnate a fondo. In questa zona dominavano le grandi azioni delle due opposte artiglierie ed i tedeschi si limitavano a lanciare, di tanto in tanto, vigorose puntate offensive, col solo scopo di sondare la resistenza e la consistenza del dispositivo avversario, e di costituire una diversione capace di impedire ai sovietici di distogliere forze da questo settore per spostarle a difesa di quello meridionale del saliente medesimo, o addirittura per portarlo in offensiva in altra zona del fronte. Per questo, a nord ovest di Kursk, lo schieramento delle forze contrapposte non subiva modifiche rilevanti. Nella foto in alto l'insolita immagine di una batteria di pezzi anticarro sovietici raggiunti e neutralizzati da una colonna dì panzer. In basso carri russi inchiodati sul terreno.






L'epicentro della offensiva tedesca del 5 luglio era invece il settore meridionale del saliente di Klirsk. Ivi le truppe germaniche ottenevano un notevole successo, sfondando il fronte sovietico per una vasta ampiezza nonostante che il Comando russo avesse munito da tempo la zona con un profondo e robusto sistema fortificato, per assicurarsi la protezione di quella che avrebbe dovuto essere base per un prossimo formidabile attacco contro le linee germaniche. Nella foto a sinistra in alto un pezzo automontato tedesco da 150 mm. in piena azione. A sinistra al centro la salva di una batteria germanica sul fronte del saliente di Kursk. In basso a sinistra le armi automatiche della Flak vengono usate, come già in altre occasioni, anche per impiego terrestre, con micidiale efficacia. In alto a destra si preparano le granate anticarro per affrontare i T.34; esse venivano allestite legando intorno alle tipiche « bombe col manico » della fanteria, sei bombe a mano di tipo impiegato dai paracadutisti. In basso a destra nella sua fossa, il « cacciatore di carri » tedesco attende il nemico, con la granata speciale pronta ad essere lanciata.





Una lotta violentissima si accendeva per molti giorni intorno alle principali posizioni sovietiche, che erano in parte avvolte o sorpassate. Ma i protagonisti della battaglia erano i carri armati, che ne sostenevano il peso principale, provocando quella che era definita come la più grande battaglia di carri di tutta la guerra, combattuta senza soste e senza risparmio da ingenti masse di « Tigre » nel campo germanico, e di « T. 34 » in quello sovietico, oltre a numerosi Sherman americani giunti nel quadro degli aiuti inviati alla Russia dal piano « Affitti e prestiti ». Nella foto in alto la fanteria germanica, preceduta dai carri armati, avanza in profondità nel dispositivo sovietico della zona di Kursk. Al centro granatieri tedeschi all'assalto di una ferrovia. In basso reparti della Wehrmacht attraversano un corso d'acqua sotto il fuoco nemico.






11 luglio 1943. Al sesto giorno dell'offensiva, l'Alto Comando tedesco annunciava di aver distrutto nei combattimenti oltre 1.800 carri armati sovietici; mentre alla stessa data i russi sostenevano di averne distrutti 1.500 alla Wehrmacht. Dopo alcuni giorni, un bollettino tedesco dichiarava che le perdite sovietiche ascendevano a ben 5.000 carri armati, oltre 2.000 cannoni e 1.200 lanciabombe. Più che le perdite, però, i russi cominciavano a risentire della sfavorevole situazione strategica che si era venuta a determinare nel settore in cui i tedeschi minacciavano di eliminare del tutto il saliente sovietico di Kursk. Ciò induceva il Comando sovietico ad ordinare al maresciallo Timoscenko di sferrare un vasto movimento controffensivo sull'attiguo saliente tedesco di Orel. Nella foto in alto a sinistra i serventi sovietici uccisi accanto alla tipica mitragliatrice contraerea a quattro canne. A sinistra al centro prigionieri russi passano accanto al proprio pezzo controcarro inutilizzato. In basso a sinistra un e T. 34 fuori combattimento. In alto a destra il generale Hórnlein, comandante della divisione di granatieri corazzati Grossdeutschland, una delle migliori unità tedesche in Russia. In basso a destra granatieri tedeschi camuffati per la guerra in terreno palustre.





14 luglio 1943. Inizia la seconda fase della Doppelschlacht: la controffensiva russa contro Orel. I pericoli che si profilavano per lo schieramento tedesco erano due. Anzitutto la perdita di Orel, importante nodo logistico e tattico, indispensabile alla Wehrmacht. Poi, la eventualità che i sovietici, da Orel, potessero far gravitare la loro minaccia sulla ferrovia Brjansk-Mosca, determinando il disgregamento dello stesso fronte settentrionale. La minaccia pareva imminente, sopratutto per la straordinaria ampiezza del settore d'attacco sovietico, Questa situazione, aggravata dalla rilevante entità delle forze lanciate dai sovietici nella mischia, aveva il potere di capovolgere interamente la situazione, annullando l'iniziale vantaggio germanico. Nelle foto, le drammatiche sequenze di una carica di cavalleria cosacca. In alto, la carica dei cosacchi vista attraverso la lente di un cannocchiale telemetrico. Al centro i cavalli al galoppo senza il cavaliere, falciato dalle armi automatiche tedesche. In basso carogne per le strade di un villaggio dopo i furiosi combattimenti della cavalleria sovietica contro le formazioni corazzate germaniche.






1 agosto 1943. Per la prima volta nel corso della guerra, le raffinerie di petrolio di Ploesti, in Romania, venivano attaccate da bombardieri americani. Gli apparecchi incursori, 200 quadrimotori « Liberators », partivano dalle basi del Mediterraneo orientale e compivano uno dei « raids » più lunghi fra quelli effettuati in massa ed in assetto di guerra, raggiungendo risultati notevolissimi, non solo per le vaste distruzioni arrecate agli impianti, ma anche per le conseguenze che si riflettevano direttamente ed in maniera determinante, sulla efficienza della Wehrmacht, che riceveva da Ploesti il 50 % del proprio carburante. Lo sgancio delle bombe veniva effettuato a bassa quota, anche perché i tedeschi ed i romeni non si aspettavano un attacco in massa sulla zona, data la lontananza delle basi nemiche. Nella foto a sinistra in alto un quadrimotore americano a bassissima quota sulle raffinerie in fiamme. In alto a destra le miniere Creditul colpite dall'incursione americana. In basso un altra veduta degli impianti petroliferi in fiamme. Notare anche in questa foto, di fonte americana, la quota estremamente bassa delle formazioni di bombardieri attaccanti.
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Per la nuova minaccia sovietica contro il saliente di Orel, le truppe germaniche erano costrette a rallentare la propria pressione nei settori di Kursk e Bjelgorod, ed inviare altre forze più a nord, per bloccare l'attacco russo. Ed infatti, nonostante alcuni vantaggi territoriali conseguiti dai sovietici, questi venivano fermati davanti alla città di Orel dalla accanita resistenza della Wehrmacht e dalle riserve che questa faceva prontamente affluire nella zona. Intanto, dietro le prime linee, il Comando germanico andava apprestando rapidamente una cintura difensiva che consentisse di reggere con maggiore saldezza ai poderosi urti del nemico. Nella foto in alto una colonna di T. 34 lanciati a tutta velocità verso le linee germaniche, nel settore di Orel. In basso i carri armati sovietici T. 34 impegnano un furioso combattimento alla periferia di un villaggio


Ben presto anche la controffensiva sovietica si esauriva, dopo aver raggiunto pienamente il suo obiettivo, di stornare cioè la minaccia tedesca contro, il saliente russo di Kursk. Ma questa doppia battaglia, la « Doppelschlacht » di Kursk-Orel, assumeva particolare importanza non solo per estrema violenza ,che l'aveva caratterizzata, ma anche per aver segnato l'ultimo tentativo germanico di offensiva a vaste proporzioni sul fronte orientale. D'ora in poi, non si tratterrà, per la Wehrmacht, che di semplici azioni controffensive di alleggerimento, e definite da scopi molto limitati. Al termine di questa doppia battaglia, il Comando sovietico annunciava di aver conseguito i propri scopi sconfiggendo decisamente i tedeschi, e di aver distrutti 3.000 carri armati e 1.400 aerei. Il Comando germanico dichiarava che l'arresto della offensiva tedesca a Kigsk era dovuta a sopraggiunte intemperie. Nella foto in alto batterie da campagna sovietiche in azione. In basso fuoco notturno di una batteria russa.



Il Comando sovietico non si accontentava del successo controffensivo di Orel, ma si accingeva a tradurre in pratica piani di operazioni ben più vasti ed ambiziosi. Essi seguivano i dettami dei progetti di offensiva generale su tutti i fronti, concordata con gli anglo-americani, e si giovava degli attacchi che questi stavano preparando ed iniziando nel Mediterraneo, e minacciavano già sulla Manica. Inoltre urgeva per il Comando sovietico la riconquista di ampie zone del territorio nazionale, non solo per motivi sentimentali o di prestigio, ma sopratutto perché queste zone erano fra le più fertili e le più ricche della Russia, ed offrivano quindi la possibilità di alleggerire notevolmente la situazione economica e degli approviggionamenti che nell'Unione Sovietica si andava facendo sempre più grave. Nella foto in alto un panzer di medio tonnellaggio ripreso dalla feritoria di un carro russo. Al centro il carro armato tedesco è fuori combattimento. In basso un semovente tedesco tipo Ferdinand distrutto.


L'inizio della offensiva sovietica era graduale. Nella seconda meta di luglio i russi incominciavano ad intensificare le operazioni locali intorno al nodo tattico-logistico di Orel, accrescendo sempre di più l'intensità e la pesantezza degli attacchi. Ben presto gli assalti delle truppe del maresciallo Timoscenko e del generale Rokossowski assumevano l'aspetto di una vera e propria grande offensiva. I tedeschi opponevano a questa azione una energica resistenza, condotta con molta abilità, consistente nella cosiddetta « difesa elastica » e con un sapiente impiego delle riserve corazzate e di fanteria. Ma nonostante la forza ancora valida del dispositivo tedesco e la bravura dei Comandi, le unità sovietiche riuscivano a realizzare, giorno per giorno, nuovi vantaggi territoriali, avvicinandosi sempre più alla città di Orel. In alto un carro armato pesante tedesco « Tigre » in fiamme. Sullo sfondo, un altro Tigre fuori combattimento. In basso fanti sovietici avanzano tra macerie e carcasse di carri germanici.




Negli ultimi giorni di luglio 1943 i tedeschi erano costretti a sgomberare l'importante centro di Bolkhov, ultima stazione ferroviaria di una certa entità prima della città di Orel. Dopo Bolkhov, le truppe sovietiche giungevano nelle immediate vicinanze di Orel, toccandone i sobborghi orientali. I tedeschi contendevano al nemico il terreno metro per metro, per evitare che la pressione russa si trasformasse in una travolgente avanzata e scompaginasse tutto il settore, mettendo in movimento, per conseguenza, anche il fronte settentrionale. La battaglia quindi aveva l'aspetto di una grande lotta di logoramento, più che di una vera e propria offensiva, aspetto che dovrà poi assumere più tardi, nel pieno della stagione estiva. Nella foto in alto truppe motorizzate sovietiche in movimento verso occidente. Notare gli « half-track », i mezzi semicingolati americani, e le camionette pure statunitensi. Nella foto in basso truppe celeri sovietiche assaltano di slancio un nido di resistenza tedesco,


5 agosto 1543. Le truppe russe penetravano nell'abitato di Orel, mentre le forze germaniche iniziavano lo sgombero della città stessa e dell'intero saliente che minacciava di essere tagliato fuori dalle colonne di attacco sovietiche che stavano per congiungersi alle spalle del nemico. I tedeschi però riuscivano a far passare per lo stretto corridoio ancora aperto, buona parte degli uomini e dei materiali, ed a schierarlo su una successiva linea di resistenza. Intanto il Comando russo spostava l'apicentro dell'offensiva più a sud investendo il settore di Eqelgorod. Nella foto in alto a sinistra un aereo d'assalto russo « Stormovik », impiegato con successo contro i carri armati, munito di razzi alari. A sinistra al centro carri tedeschi centrati dai razzi degli « Stormovik ». A sinistra in basso Katiusce sovietiche in azione. In alto a destra il generale Rudenko, comandante di una unità aerea sovietica, distintasi nei combattimenti dell'estate 1043. In basso a destra una officina aeronautica russa.



Pochi giorni dopo la perdita di Orel, la Wehrmacht doveva registrare anche quella dell'importante centro di Bjelgorod. Anche per questa località il Comando germanico riusciva a porre in salvo buona parte delle proprie unità, ma la perdita di Bjelgorod, aggiunta a quella di Orel, portava tutto il dispositivo difensivo tedesco ad una situazione di estremo indebolimento. Rendendosi conto di questo stato di cose, i sovietici passavano ben presto ad una nuova fase dell'offensiva, estendendo il fronte di attacco verso sud, fino al settore di Charkov. Intanto sul fronte meridionale, presso le coste del Mare d'Azov, il generale Tolbuchin andava raccogliendo dodici fra le migliori divisioni di cavalleria e forti unità di artiglieria, per investire anche l'estremità meridionale del fronte. Nelle foto, dall'alto in basso, le tre fasi di una carica di cavalleria, nelle sterminate pianure dell'Ucraina. Notare, nella foto in alto, i carri veloci e gli aerei, che appoggiano le travolgenti cariche della cavalleria cosacca.


23 agosto 1943. La nuova fase dell'offensiva russa dell'estate 1943 aveva i suoi punti principali nei centri di Brjansk, Vjazhma, Sumi e Charkov, con particolare insistenza nel settore di quest'ultima località. Mentre si andava accrescendo l'intensità della spinta contro la seconda città dell'Ucraina le divisioni sovietiche non cessavano di lanciare continui attacchi locali, a carattere diversivo, in tutti i settori del fronte, con particolare riguardo alla zona di Leningrado, del Lago Ladoga e della testa di ponte del Kuban. Il 23 agosto 1943, le truppe russe rientravano in Charkov, già riconquistata il 18 febbraio dello stesso anno, e di nuovo perduta, per la controffensiva di von Manstein, il 19 marz. Nella foto in alto le fanterie sovietiche all'assalto nei sobborghi di Charkov. In primo piano un granatiere germanico caduto, fronte al nemico. In basso semoventi leggeri russi rientrano nelle macerie del grande centro ucraino, incontrando sul loro cammino i relitti dei « panzer » tedeschi.


30 agosto 1943. Il 22 agosto, la cavalleria del generale Tolbuchin attaccava sul fronte meridionale investendo la zona di Taganrog, organizzata come caposaldo ad istrice. La sera dello stesso giorno i cosacchi occupavano la stazione di Amvrosieka sulla linea Statino-Taganrog, isolando l'istrice dalle sue basi di rifornimento. Il 25 dopo il calar del sole, con una carica notturna di cavalleria, veniva investita la linea fortificata del fiume Kalmius. I cavalieri rossi impiegavano bazookas, i micidiali lanciarazzi anticarro, e mine senza neppure scendere da cavallo. Nella battaglia del Kalmius portavano ognuno in groppa con sé un fante che, giunto a breve distanza dal nemico, balzava da cavallo ed andava all'attacco con un piccolo lanciafiamme individuale. Il 28 agosto Taganrog era tagliata fuori, il 29 direttamente investita. ed il 30 agosto, con il forte concorso delle artiglierie e delle Katiusce, la città cadeva. Nella foto in alto carri Sherman di fabbricazione americana avanzano in Ucraina. In primo piano ammucchiati i resti di soldati tedeschi. Nella foto in basso prigionieri germanici in un campo di raccolta nelle retrovie russe.


La Germania in guerra: discesa in picchiata.

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