sabato 26 luglio 2014

1945: La battaglia delle Ardenne



Verso la fine del 1944 la Germania compiva l'ultimo sforzo di una certa consistenza per allontanare la minaccia di invasione. Ad oriente con le grandi battaglie di arresto ai confini della Prussia Orientale, ad occidente con la controffensiva delle Ardenne. Questa azione, condotta con potenti forze raccolte da ogni parte, dopo un notevole successo iniziale falliva per la mancanza di riserve e per il ritorno operativo delle aviazioni nemiche dopo una pausa imposta dal maltempo. Dopo le Ardenne si verificava un tentativo minore in Alsazia, presto bloccato. Poi l'iniziativa ritornava agli eserciti alleati che a marzo raggiungevano il Reno lungo tutto il suo corso e stabilivano anche una testa di ponte a Remagen, presso Bonn. Nella cartina la Germania invasa da occidente e ad oriente del suo territorio, fino al Reno ed all'Oder-Neisse.


LA BATTAGLIA DELLE ARDENNE



L'azione anglo canadese alle foci della Schelda terminava il 9 novembre 1944 con la caduta dell'isola Walcheren, conquistata dopo aspra lotta. Dopo queste operazioni il fronte occidentale conosceva una stasi operativa, ad eccezione del settore meridionale, dove truppe americane e francesi, avanzando in Alsazia, conquistavano Belfort, Muhlhausen e Strasburgo. Ad occidente del Reno restava in mani tedesche, in questa regione, il solo grosso saliente di Colmar. A metà dicembre riprendevano le operazioni anche sul fronte settentrionale, ma questa volta per iniziativa germanica. I tedeschi infatti, per alleggerire almeno ad occidente la pressione che minacciava la Germania, decidevano di lanciare una potente controffensiva avente per obiettivo l'attraversamento della Mosa e l'avanzata fino ad Anversa, con conseguente accerchiamento di tutto il XXI Gruppo di Armate di Montgomery in Belgio ed in Olanda. A questa offensiva erano destinate la 6° Armata corazzata SS al comando del generale delle SS Dietrich, alla 5° Armata corazzata al comando del generale von Manteuffel in riserva, 2 divisioni corazzate, 2 brigate blindate e 5 di granatieri. Tutte queste truppe erano agli ordini del maresciallo Model, comandante il Gruppo di Armate B, ma l'altra direzione dell'offensiva era affidata a von Runstedt. Il settore scelto per lo sfondamento era quello delle Ardenne, dove erano presenti solo 5 divisioni dell'VIII Corpo americano (la Armata) ed il tempo stabilito era la metà di dicembre 1944, caratterizzata da un periodo di maltempo che avrebbe impedito la reazione delle aviazioni nemiche. L'offensiva tedesca contava inoltre su una massa di circa 1.000 carri pesanti Tigre, Pantera e Tigre Reale (l'ultimo tipo tedesco, superiore ad ogni carro esistente) e sul concorso di unità speciali da lanciare dietro il fronte nemico. Queste erano un gruppo di paracadutisti ed una brigata corazzata con armi ed equipaggiamento americani, al comando del colonnello delle SS Otto Skorzeny. L'azione dei paracadutisti otteneva pero scarsi risultati, causa l'estrema dispersione del lancio, mentre l'unità di Skorzeny riusciva a portare lo scompiglio nelle file americane. Falliva solo il tentativo di giungere a Parigi per uccidere Eisenhower e Montgomery. L'offensiva tedesca iniziava il 16 dicembre 1944, sorprendendo pienamente gli americani e travolgendo buona parte delle loro divisioni. Solo nel settore, nord del fronte di attacco una divisione corazzata ed una di fanteria americane resistevano validamente a St. Vith ed a Monschau, facendo segnare il passo alle colonne corazzate germaniche. Negli altri punti invece le Panzerdivisionen dilagavano ed avanzavano in profondità, incontrando solo il giorno 19 un serio ostacolo in Bastogne, dove erano accorsi paracadutisti ed unità corazzate americani. Finalmente l'Armata del gen. Dietrich superava la zona di St. Vith e lanciava anch'essa le sue unità in profondità. Resta ferma solo Monschau mentre Bastogne veniva superata e poi accerchiata. Gli anglo-americani, dopo un primo momento di sorpresa, reagivano al colpo riorganizzando le proprie forze ed inviando sul fronte minacciato 16 nuove divisioni. La massima estensione del cuneo tedesco veniva raggiunta il 23 dicembre, quando i tedeschi raggiungevano Ciney, a solo 6 km da Dinant, sulla Mosa. La profondità del cuneo era di circa 100 km e l'ampiezza alla base quasi 80. Ma una ulteriore avanzata veniva impedita dalla violenta pressione nemica ai due lati del saliente, dalla resistenza di Bastogne che impegnava alcune divisioni tedesche ed indeboliva tutto lo schieramento, e dalla riapparizione dell'aviazione alleata in formazioni massicce, dopo il maltempo. Col peggiorare di questa situazione, il 26 dicembre i tedeschi dovevano sospendere l'offensiva. Nei giorni successivi, per i violenti attacchi condotti da ogni lato da britannici ed americani, i tedeschi erano costretti a ritirarsi sulla vecchia linea del fronte, che veniva nuovamente ristabilita alla fine del gennaio 1945. Fra gli ultimi tentativi tedeschi è da considerarsi lo sforzo compiuto dalla Luftwaffe che il 1° gennaio lanciava una offensiva contro gli aeroporti alleati con oltre 1.000 aerei, distruggendone 800 al suolo e perdendone 384; perdita questa però irreparabile, per la scarsezza di mezzi a disposizione della Germania. Contemporaneamente all'offensiva delle Ardenne i tedeschi intensificavano in maniera notevole i lanci delle V. l e V. 2 su Londra ed Anversa, estendendoli anche a Liegi, uno degli obiettivi che avrebbero dovuto raggiungere le truppe di von Runstedt e di Model. Dopo le Ardenne, la Wehrmacht tentava una nuova azione offensiva, ma con forze molto minori, nell'Alsazia del nord, tra Saarbríicken e Strasburgo, riuscendo a raggiungere molti successi iniziali. Ma poi la resistenza delle truppe francesi ed americane si irrigidiva ed anzi queste passavano all'attacco poco più a sud, eliminando il saliente di Colmar. L'8 febbraio iniziava una grande offensiva sul fronte nord, condotta principalmente dalla la Armata canadese e dalla 9° americana. Dopo violenti combattimenti provocati dalla durissima resistenza germanica, le truppe alleate riuscivano ad avanzare lentamente verso il Reno, mentre l'offensiva si estendeva più a sud, alla zona della Mosella, dove la 35a Armata americana passava anch'essa all'offensiva. Il Reno veniva raggiunto il 5 marzo presso Koblenz. Due giorni dopo, la Ia Armata americana raggiungeva e conquistava Colonia, non senza duri scontri. Lo stesso giorno, il 7 marzo, una divisione corazzata della stessa Armata raggiungeva e conquistava di sorpresa il ponte, ancora intatto, di Remagen, a sud est di Bonn, stabilendo una solida testa di ponte al di là del Reno. Nei tre giorni successivi, le truppe alleate si attestavano sul Reno per tutto il suo corso, catturando in queste operazioni un totale di oltre 100.000 prigionieri. Con questa offensiva ogni residua resistenza tedesca venne definitivamente spezzata e le armate alleate poterono, pressoché senza contrasti di rilievo, dilagare sul territorio nazionale germanico fino ad incontrarsi sull'Elba con le armate sovietiche. La lotta si esaurirà, come vedremo, nella Battaglia di Berlino combattuta da ambo le parti, per ragioni di prestigio, con estremo furore.




Dopo le operazioni alleate alle foci della Schelda, terminate con la conquista di Walcheren (9 novembre 1944), fino a metà dicembre il fronte settentrionale restava stazionario, e le sole operazioni di un certo rilievo si verificavano in Alsazia, dove i franco-americani occupavano Belfort, Muhlhausen e Strasburgo. Restava in mani tedesche, sulla sponda alsaziana del Reno la sola zona di Colmar. Il 16 dicembre il fronte nord era rimesso in movimento dalla controffensiva tedesca delle Ardenne. Questa era l'ultima azione offensiva tedesca di grande portata della seconda guerra mondiale. I principali informatori che l'avevano dettata intendevano approfittare della ricostituzione di molte unità della Wehrmacht con armi patenti e recentissime, per infliggere un grave scacco al nemico, in modo d alleggerire almeno da occidente la minaccia contro il territorio tedesco. L'obiettivo era costituito dallo sfondamento in profondità attraverso le Ardenne e la Mosa, la riconquista di Anversa (base di approdo vitale per i rifornimenti alleati) e l'accerchiamento di tutto il fronte settentrionale nemico. Nelle foto in alto da sinistra, i protagonisti della battaglia delle Ardenne: von Runstedt, comandante del fronte occidentale tedesco; Montgomery e Bradley, comandanti del fronte nord e centrale alleato. In basso carri germanici pesanti tipo Tigre e Pantera muovono all'attacco nella zona delle Ardenne.


16 dicembre 1944. Il fronte investito dall'attacco tedesco era tenuto da 5 divisioni dell'VIII Corpo d'Armata americano (appartenente alla la Armata), da Monschau a Echternach. Le unità tedesche partecipanti all'offensiva erano invece raggruppate in tre Armate: a nord la 8a Armata corazzata SS (generale delle SS Sepp Dietrich) con 4 divisioni corazzate SS, 1 brigata corazzata, 3 divisioni di granatieri del Volksturm 1° e 2° Corpo Cor. SS e LXVII- Corpo d'Armata; al centro la 5° Armata corazzata (generale Hasso Eckard von Manteuffel) con 4 divisioni corazzate e 3 di granatieri Volksturm (XLVII e LVIII Corpo corazzato, LXVI Corpo d'Armata); a sud la 78 Armata (generale Brandenberger) con i Corpi d'Armata LXXX, LXXXV e LIII. In riserva, 2 divisioni corazzate, 2 brigate blindate, 3 divisioni granatieri corazzati e 2 granatieri Volksturm. Queste truppe erano ai diretti ordini del maresciallo Model, comandante del Gruppo Armate B. L'alta direzione dell'offensiva incombeva su von Runstedt. L'attacco iniziava alle 5 del 16 dicembre, preceduto da una offensiva aerea di una massa residua di 800 apparecchi tedeschi, e da un violento fuoco di artiglieria mentre infuriavano tempeste di neve. L'aviazione anglo-americana era quasi assente per il maltempo. Nella foto in alto carri tedeschi Pantera e PZ. IV-i all'attacco In basso artiglieria tedesca in azione preparatoria.

L'offensiva era appoggiata da circa 1.000 carri armati pesanti Tigre, PZ. IV-J, Pantera e Tigre Reale (di tipo recentissimo e superiore a tutti gli altri esistenti a quel tempo). L'attacco era condotto su tre direttrici, lungo un fronte ampio circa 100 km. e realizzava la sorpresa più completa, travolgendo le unità americane. Dopo il primo momento,. nel settore settentrionale invece la difesa di taluni reparti dell'VIII CA statunitense si andavi già irrigidendo. All'estrema ala destra della 6a Armata tedesca infatti la 12a divisione corazzata SS- Hitler Jugend segnava il passo di fronte alla 99a divisione di fanteria americana. Più a sud invece la la div. corazzata SS Adolf Hitler sfondava e si avvicinava a Malmedy. A St. Vith, aspri scontri con la 7a divisione corazzata USA che sosteneva l'attacco delle divisioni corazzate SS 2a Das Reich e 9a Hohenstaufen. Nella foto in alto truppe tedesche avanzano, incontrando mezzi motocorazzati americani distrutti. In basso fanterie germaniche all'attacco di mezzi nemici. Notare la carabine americana Winchester di cui è armato il tedesco di destra.




19 dicembre 1944. Della Armata di von Manteuffel, il LXVI Corpo era impegnato nella zona di St. Vith, mentre gli altri due riuscivano ad avanzare rapidamente più a sud. Con meno rapidità, ma senza incontrare resistenze insormontabili, guadagnava terreno nel settore meridionale la 7a Armata del generale Brandenberger, i cui compiti erano poi di semplice accompagnamento e copertura dell'ala sinistra. Il giorno 17, sul fronte della 65 Armata tedesca si combatteva furiosamente intorno a Stavelot, che cambiava più volte di mano, più a sud invece la Das Reich e la Hohenstaufen battevano la la divisione corazzata americana e conquistavano St. Vith. Il 18 dicembre intanto la 55 Armata conquistava Clervaux ed il 19 Wiltz, mentre la 7a entrava a Diekirch e ad Ettelbrilk. Nella foto in alto unità corazzate della 7a divisione americana impegnate in duri scontri con le Panzerdivisionen SS presso St. Vith. Sotto truppe americane in movimento.




20 dicembre 1944. Le forze corazzate tedesche di von Manteuffel nello stesso giorno 19 raggiungevano l'importante centro di comunicazioni di Bastogne. Essendo qui la resistenza molto forte, le divisioni corazzate passavano oltre lasciando ai granatieri il compito di espugnarla. Ma in Bastogne si erano rinchiuse unità della 9a e 10a divisione corazzata americana e la 101a paracadutisti, che condurranno una resistenza ad oltranza, impedendone la conquista ai tedeschi. Il 20 dicembre le punte avanzate delle colonne corazzate germaniche raggiungevano March, Rochefort e St. Hubert. Intanto però gli anglo-americani avviano verso la zona minacciata numerosi rinforzi, che ascendono a 10 divisioni americane e 6 britanniche ed iniziano i primi contrattacchi sui fianchi del cuneo tedesco. Inoltre, Eisenhower passava agli ordini di Montgomery tutte le truppe, anche americane, a nord del cuneo, ed a quelli di Bradley le forze a sud. Nella foto in alto forze motocorazzate americane a nord di March, prima di un contrattacco. In basso carri armati Sherman in azione come artiglieria da campagna durante la difesa di Bastogne.









22 dicembre 1944. Le unità di punta delle divisioni corazzate germaniche avanzavano ancora oltre Marche e Rochefort, giungendo a meno di 20 km. dal corso della Mosa nella zona tra Dinant e Givet. nonostante la sempre più robusta resistenza americana. Ma ai lati del profondo cuneo (oltre 70 km.) operato dai tedeschi nel fronte nemico la resistenza degli americani si era irrigidita ed anzi reagiva già con qualche contrattacco. La pressione della Ia Armata e del XVII Corpo aviotruppe americani sull'ala destra germanica, lungo il fronte Monschau-Malmédy-Stavelot, la resistenza di Bastogne (accerchiata al 21 dicembre) ed i violenti contrattacchi del III Corpo americano (che tentava di operare il ricongiungimento con le unità accerchiate) sull'ala sinistra tedesca, impedivano all'offensiva di von Runstedt e di Model di raggiungere lo sviluppo e gli obiettivi iniziali che essi speravano. Meno minaccioso per il saliente tedesco era invece l'affluire frontale di notevoli forze del VII Corpo USA e della XXIX brigata corazzata britannica, tra Marche e Givet. Nella foto in alto a sinistra truppe inglesi mimetizzate per la neve, in marcia. A sinistra al centro paracadutisti e carri lanciafiamme britannici in azione. A sinistra in basso carro tedesco distrutto. A destra in alto soldati inglesi al contrattacco. In basso a destra pezzo americano in azione contro le retrovie germaniche.



26 dicembre 1944. La 33 Armata americana del generale Patton iniziava il giorno 22 una pesante azione controffensiva da sud verso Bastogne, dando luogo a violenti combattimenti sull'ala sinistra tedesca. Il 23 dicembre intanto il saliente germanico raggiungeva la sua massima estensione, toccando una profondità di circa 100 km. con unità corazzate che conquistavano Ciney, Celles e Beauraing, a soli 6 km. da Dinant e ad una decina da Givet, ambedue sulla Mosa. Lo stesso giorno, per il diminuire del maltempo, ritorna in azione l'aviazione anglo-americana, che il giorno successivo attacca con quasi 3.000 aerei le retrovie tedesche. Sempre il 24 dicembre i tedeschi tentavano di allargare alla estremità, sull'ala destra, il saliente delle Ardenne, riuscendo a respingere la la Armata americana verso nord tra Cìney e Hotton, ma senza poter rompere il fronte. Dopo altri due giorni di violenti attacchi, il 26 dicembre 1944, il Comando tedesco sospendeva l'offensiva. Nelle foto in alto si riattivano le piste e gli aerei per la ripresa dei voli dopo il maltempo. Nella foto in basso toletta anche al parco bombe.









2 gennaio 1945. Dopo l'arresto della spinta offensiva verso ovest e verso nord, le forze germaniche concentravano tutti i loro sforzi contro gli americani accerchiati a Bastogne che di tanto in tanto riescono a ristabilire saltuariamente i contatti col proprio fronte. Per Bastogne gli americani impegnavano, dal di dentro, la 101a divisione paracadutisti e la 9a, la 10a corazzate; dal di fuori, 3 divisioni corazzate e 7 di fanteria del XII, VIII e III Corpo. Per rifornire gli assediati, l'aviazione alleata impiegava larghe masse di aerei che paracadutavano armi, munizioni, vettovagliamento (la sola giornata del 23 dicembre, 241 apparecchi paracadutavano 16.488 razioni). Da parte tedesca invece, dopo gli infruttuosi attacchi della 154 divisione corazzata e della 26a Volksgrenadier, venivano di volta in volta lanciate contro Bastogne la 9a e 167a Volksgrenadier e la Ia, 9a e 12a SS corazzata, ma senza risultati apprezzabili. Nelle foto a sinistra soldati americani identificano i propri morti tra la neve. Rifornimenti paracadutati a Bastogne. Bastogne in una pausa dei combattimenti. A destra in alto truppe britanniche presso la Mosa; in alto tra due alberi, un posto di vedetta. Sotto americani a Bastogne. Notare la mitragliatrice di tipo antiquato.




16 gennaio 1945. Alcuni giorni dopo l'offensiva di Bradley sul lato sud del saliente delle Ardenne, il 3 gennaio, il maresciallo Montgomery lanciava un poderoso attacco da nord verso Houffalize. La battaglia intorno al cuneo tedesco proseguiva violentissima fra le continue tempeste di neve per giorni e giorni fino al 7 gennaio. Con tale data gli anglo-americani da nord riuscivano a raggiungere la strada Laroche Vielsam, mentre da sud tre Corpi d'Armata americani operavano il ricongiungimento con le truppe di Bastogne. Minacciati di accerchiamento da questa doppia offensiva, ed attaccati violentemente anche di fronte, sulla punta del cuneo, tra Marche, Rochefort e St. Hubert, i tedeschi iniziavano a ritirare le proprie unità, specie quelle corazzate, per evitare di rimanere accerchiati. Il 16 gennaio 1945, le truppe di Montgomery e quelle di Bradley si congiungevano presso Houffalize, mentre il grosso delle unità germaniche si attestavano tra questa città e St. Vith. In alto mucchi di cadaveri tedeschi dopo la battaglia. In basso un gruppo di prigionieri della Wehrmacht appena catturati.







In appoggio alle tre Armate che conducevano l'offensiva delle Ardenne i tedeschi impiegavano anche due unità speciali alle spalle del fronte nemico. Esse erano un gruppo di paracadutisti agli ordini del colonnello von der Heydte e la 150a brigata blindata al comando del colonnello delle SS Otto Skorzeny (liberatore di Mussolini e rapitore di Horty). L'azione dei paracadutisti, causa il maltempo, otteneva scarsissimi risultati, poiché solo una piccola parte di aerei giunse sul luogo del lancio mentre la maggior parte degli uomini lanciati si disperse o venne annientata. Riusciva invece in parte notevole l'azione di Skorzeny, compiuta da una brigata corazzata dotata di mezzi di fabbricazione americani o tedeschi camuffati, con divise americane e uomini che parlavano correttamente l'americano. Queste truppe, passando attraverso le brecce aperte dalle Panzerdivisionem portavano lo scompiglio nello schieramento americano e venivano eliminate solo in un secondo momento e con difficili accorgimenti. Il tentativo di un gruppo degli uomini di Skorzeny di uccidere Eisenhower e Montgomery, invece falliva riuscendo tuttavia a creare un forte panico al Quartier generale per cui Eisenhower per molto tempo fu guardato a vista da sentinelle armatissime e impedito di uscire dalle sue stanze. Mentre si portava a termine il rastrellamento di questi sabotatori, il fronte tornava al confine germanico. Nelle foto in alto il gen. Eisenhower e Otto Skorzeny. In basso colonne corazzate tedesche aprono la strada alla 150a brigata speciale.

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