sabato 26 luglio 2014

1941: La battaglia di Mosca




I successi tedeschi non sono più rapidi e facili come qualche mese prima. I sovietici hanno l'ordine di combattere fino all'ultima cartuccia e di morire sul posto. E' sempre meno frequente, quindi, lo spettacolo un tempo quotidiano delle grosse torme di prigionieri, avviliti ed esausti, incrocianti
le ferree colonne tedesche in avanzata. In alto abbarbicati ai carri armati come a dei capisaldi, i soldati di un battaglione sovietico si sono fatti massacrare, prima di cedere. In basso la fine di una ridotta sovietica sul fronte di Mosca. I serventi sono caduti al loro posto di combattimento.


La lotta è durissima, ma i tedeschi avanzano. Ecco le avanguardie di un reparto d'assalto che entrano in un villaggio russo dopo una, furibonda battaglia. Le isbe sono in fiamme. Da notare, nella foto, il mascheramento mimetico dei tedeschi i quali, sull'esempio finlandese, hanno adottato, per i combattimenti sulla neve, mantelli bianchi con ampio cappuccio.


Anche in Russia, come in Francia e in Polonia, la Flak cioè la contraerea, alterna i suoi interventi contro l'aviazione nemica all'appoggio diretto alle operazioni terrestri. La sua arma più micidiale fu la mitragliera a quattro canne che si rivelò efficacissima nei combattimenti a distanza ravvicinata contro

la fanteria.
Una sentinella tedesca nelle retrovie del fronte. Oltre al passamontagna e al pesante pastrano foderato di pelo, la sentinella dispone di uno speciale paio di scarpe di cuoio con un'altissima suola di legno,
foderate di feltro e munite di resistenze elettriche. Solo cosi è possibile resistere, nelle lunghe ore di guardia, al morso del gelo.




Dopo quasi quindici giorni di cornbattimento, i tedeschi possono annunciare le prime vittorie sul fronte di Mosca. Il 28 novembre, a nord-est della capitale sovietica, vengono conquistate Volokolamsk e Klin. Volokolamsk è sulla strada Leningrado-Kalinin.-Mosca e la sua occupazione mette in crisi l'intero sistema di comunicazioni fra il fronte nord orientale e quello centrale. Klin, invece, apre la strada alla centrale elettrica di Mosca, ghiotta preda cui tendono con tutte le loro forze i tedeschi. Ma sono successi illusori: appare ogni giorno più evidente che lo sforzo offensivo tedesco è ormai vicino al suo completo esaurimento. Nella foto in alto un combattimento notturno fra la neve, nel paesaggio lunare delle colline del Valdai. In basso la fine di un carro armato sovietico che aveva tentato un attacco di sorpresa notturno contro le linee tedesche.


Novembre 1941. Kalinin, centro dei furibondi combattimenti svoltisi a nord-ovest di Mosca. La cittadina avrebbe dovuto essere la base di partenza per l'avvolgimento di Mosca e per la rottura delle linee sovietiche sul corso superiore del Volga, così come da Tula si sarebbe dovuta sviluppare
l'azione d'accerchiamento in direzione di Riazan. Fu invece proprio a Kalinin che il maresciallo Zukov iniziò la sua grande controffensiva.


Un convoglio di rifornimenti tedesco: il gelo rende ormai problematico l'uso dei camion e si deve ricorrere ai cavalli e alle slitte. Grave inconveniente per un esercito che, come quello tedesco, contava sopratutto sulla sua vasta motorizzazione e sulla fulmineità delle sue azioni.

Si combatte nelle strade di una cittadina sovietica, e i carri armati debbono intervenire a sostegno della fanteria, impegnata duramente dai difensori sovietici annidati nelle case. Anche i civili partecipano alla lotta con le formazioni partigiane che, favorite dall'inverno, si ingrandiscono e si rafforzano sempre più.


Un nuovo mezzo di guerra fa la sua comparsa sul fronte russo. E' il Golia tedesco, cioè un minuscolo carro armato radiocomandato, edizione moderna dei « brulotti » usati un tempo nella guerra navale. Il « Golia » reca infatti, sotto una corazzatura che lo rende invulnerabile ai colpi di mitragliera,
una forte carica esplosiva, capace di smantellare il più grosso carro nemico. Esempio tipico dell'ingegno e della capacità tecnica dei germanici, il « Golia » ottenne qualche risultato di rilievo nei primi giorni di impiego ma non fu prodotto in grandi serie perchè si rivelò ben presto facile
vittima delle artiglierie leggere avversarie. Nella foto il « Golia » diretto contro l'obiettivo: un carro armato sovietico.


Ancora una vittoria tedesca : una colonna motorizzata sovietica sorpresa nei pressi là Kaluga e annientata dai panzer prima di poter apprestarsi a difesa. Nella foto i relitti, coperti dalla neve, di un grosso bottino in armi e materiali.








Alcuni fra i più importanti capi tedeschi nella Battaglia di Mosca. In alto a sinistra il generale Guderian, comandante le formazioni corazzate. In alto a destra il generale d'Armata von Kluge. In basso a sinistra il generale Kesselring, comandante l'Armata aerea sul fronte di Mosca. In basso
a destra il generale d'Armata von Bock.







Alcuni fra i più importanti capi sovietici nella «Battaglia di Mosca». A sinistra in alto 11 maresciallo Zukov, comandante delle armate che difesero Mosca nell'inverno del 1941. A destra in alto il generale d'Armata Rokossovski. In basso a sinistra il generale d'Armata Govorov, In basso a destra il generale Rotmistrov, comandante delle formazioni corazzate.







Aspetti della disperata difesa di Mosca. Mentre le provate truppe sovietiche erano costrette ad arretrare, da tutti i territori dell'immensa Unione affluivano nuove armi, nuovi mezzi, nuove truppe. Le fabbriche avevano lavorato a pieno ritmo per apprestare nuovi tipi di carri armati, di cannoni, di aeroplani capaci, di tener testa a quelli, messi in campo dai tedeschi. Nei campi di addestramento


le nuove leve erano state educate alla tecnica più moderna del combattimento. Insomma, proprio quando il colosso sovietico era giudicato quasi da tutti in ginocchio, dietro il fronte s'andava pre parando la grande sorpresa. La sorpresa che solo a un vasto paese, dotato di mezzi inesauribili e di una gigantesca attrezzatura industriale, poteva realizzare e che, allora, fece gridare al miracolo. Nelle


foto in alto: un'eccezionale documentazione sulla difesa manovrata sovietica. Mentre (1a in alto) le arti glierie battono le linee tedesche, le fanterie appoggiate da carri armati (2a in alto) contrastano l'azione nemica. In basso la prima comparsa dei giganteschi carri da 52 tonn. armati con cannoni da 152 millimetri. I colossi d'acciaio avanzano come mostri invulnerabili sotto il tiro delle artiglierie germaniche.









La famosa cavalleria cosacca ricompare sui campi di battaglia. Il suo apporto è prezioso, per il comando sovietico, sopratutto per i collegamenti e per le azioni di sorpresa che solo questi cavalieri provetti sono in grado di effettuare sul difficilissimo terreno coperto da un manto nevoso di due-tre metri.





Una postazione d'artiglieria sovietica di fronte a Mosca, nei giorni della battaglia difensiva. Da notare che il materiale del massiccio muro di protezione è costituito da grossi blocchi di ghiaccia A destra il gen. Voronov, comandante l'artiglieria Sovietica.








Nuovi mezzi di guerra messi in campo dai sovietici. Nella foto in alto si nota una batteria di « Katiusce », cioè dei micidiali lanciarazzo a canne multiple e a tiro rapido che al loro apparire crearono autentico panico fra i tedeschi. I russi usavano le « Katiusce» in grossi nuclei, come quello raffigurato nella foto, concentrando il fuoco su limitati settori del fronte, con massicci effetti distruttivi. Notevole anche l'effetto depressivo suscitato
sulle truppe prese di mira. I tedeschi adottarono successivamente una versione della « Katiuscia » a trentasei canne. Nella foto al centro i sobborghi di Mosca e gli apprestamenti difensivi frettolosamente preparati dai sovietici nei giorni in cui i tedeschi si avvicinavano alla capitale. In basso un aereo tedesco, abbattuto dalla contraerea sovietica, esposto nella piazza Sverdlov, a Mosca. I sovietici dedicarono molta cura alla preparazione psicologica della popolazione di Mosca, preparandola non soltanto alla resistenza passiva ma anche alla guerriglia. Furono infatti organizzati reparti di operai destinati a difendere stabilimenti e quartieri. Lo slogan più frequente era questo: « Hitler farà la fine di Napoleone! ».



Il famoso 1° reggimento della guardia, che si distinse nella difesa di Mosca, si appresta a entrare in linea. Nella foto la cerimonia del giuramento.




Due cartelli di propaganda sovietici. A sinistra Hitler cerca di serrare Mosca in una morsa ma il soldato sovietico sventa il suo piano. A destra « Difendiamo Mosca! » grida il soldato in armi sullo sfondo della storica torre del Cremlino.






Due vedute di Mosca, meta non raggiunta dell'offensiva tedesca nell'autunno-inverno del 1941. La grande città, popolata da oltre quattro milioni di abitanti e ospizio provvisorio di almeno un milione di profughi, non era soltanto la sede del governo sovietico e un grande centro industriale, ma anche il centro vitale della Russia, il suo cuore pulsante, il suo bastione più ferreo. La perdita della capitale avrebbe avuto per Stalin incalcolabili conseguenze; forse avrebbe significato la fine della resistenza organizzata portando al collasso tutto il regime comunista. Ben comprensibile è quindi l'ostinazione di Hitler che volle continuare gli attacchi anche quando ormai ogni speranza di un successo risolutivo era spenta. Eguale giustificazione trova la tenacia di Stalin nel difendere ad ogni costo la capitale. Ma per l'uno e per l'altro Mosca era soprattutto un simbolo.











Decisi a lottare quartiere per quartiere, casa per casa, i sovietici avevano trasformato la capitale in un immense campo trincerato. Nella foto in alto a sinistra cittadini di Mosca lavorano nelle strade per creare ostacoli anticarro. Al centro a sinistra un pezzo antiaereo piazzato sul tetto di una
casa. Le artiglierie contraeree russe si dimostrano efficientissime nella Battaglia di Mosca. In una sola azione, su 187 aerei tedeschi che tentavano di bombardare Mosca, 180 furono abbattuti dalle difese sovietiche. In basso a sinistra un reparto motorizzato attraversa le vie centrali, avviandosi al
fronte ali combattimento. In alto a destra la vita, a Mosca, è quasi normale, ma dai filobus che li portano al lavoro i cittadini possono scorgere le trincee improvvisate nelle strade. In basso a destra una colonna di autoblinde dinanzi alla città.



7 novembre 1941. Mentre nell'URSS si celebrava l'anniversario della rivoluzione d'ottobre, la situazione di Mosca era drammatica. Tuttavia Stalin, anche contro il parere di alcuni capi militari, decise di distrarre dal fronte molti reparti pur di non rinunciare alla tradizionale parata. Quell'anno,
quindi, la grande rivista ebbe un aspetto nuovo, drammatico e orgoglioso insieme, per la partecipazione di uomini che portavano ancora sul volto e nella divisa i segni della lotta. Sotto la minaccia del cannone che tuonava a trenta chilometri e delle incursioni aeree, la rivista durò esattamente sette minuti. Nella foto in alto un disegno sovietico dal vero sulla parata militare. In basso i carri armati dopo la sfilata sulla Piazza Rossa, dinnanzi al mausoleo di Lenin, escono nuovamente dalla città, tornando al fronte.


Bianchi soldati sovietici all'attacco ad est di Mosca. E' visibile sullo sfondo la mole imponente del monastero di Mojaisk, che in quel giorni subì gravi danni.




La controffensiva sovietica dinnanzi a Mosca, fin dai primi giorni di dicembre, ebbe risultati positivi, anche se non risolutivi come forse il comando di Stalin aveva sperato. A nord della capitale i tedeschi erano infatti costretti ben presto ad abbandonare Kalinin. Nella foto in_alto soldati sovietici armati di mitra « Parabellum », all'attacco di una formazione tedesca. Nella foto in basso i sovietici riconquistano Kalinin e snidano dalle case i soldati della retroguardia tedesca.

Uno degli eroi della difesa di Mosca: il generale sovietico
Panfllov, caduto alla testa delle sue truppe.


Soldati sovietici avanzano sotto il tiro dei cannoni tedeschi
nel settore di Yelets. La cittadina venne riconquistata
dai russi dopo molti giorni di lotta.








La difesa di Mosca si avvia alla conclusione vittoriosa per i sovietici. La reazione aumenta di intensità, mentre il tono dell'attacco tedesco cala.
Entrano in linea i cosacchi, che in travolgenti cariche ricacciano il nemico. Nella foto in alto nonostante l'infernale fuoco tedesco la fanteria sovietica si lancia all'assalto. Al centro cavalieri cosacchi riconquistano un villaggio nei pressi di Tula. In basso truppe russe scattano al contrattacco.








Zukov insiste nella controffensiva, mentre i tedeschi, rapidamente riorganizzatisi, prendono posizione nei capisaldi frettolosamente apprestati su una linea più arretrata. Nella foto in alto la cavalleria cosacca carica il nemico. Al centro assalto alla baionetta, come nella prima guerra mondiale.
In basso i sovietici avanzano sulle strade ingombre di carri, munizioni, armi, abbandonate dai tedeschi in ritirata.




La battaglia di Mosca è ormai vinta, da parte russa, con l'aiuto del Generale Inverno che ha frustrato i piani di Hitler e umiliato per la prima volta l'orgoglio germanico. Ma se Stalin sognava una rapida campagna di riconquista, si sarebbe ben presto disilluso. I tedeschi, infatti, si erano prontamente ripresi, dopo il colpo a sorpresa di Zukov, e avevano apprestato una poderosa linea invernale di resistenza. La neve e il gelo del resto impedirono dopo pochi giorni anche ai sovietici ogni movimento in forze. La lotta, quindi, si arrestò su tutto il fronte, nel gelo, in attesa della primavera. Nella foto una colonna di carri armati sovietici riconquista Kozielsk il 30 dicembre, inseguendo i tedeschi in ritirata. Sul ciglio della strada, cadaveri e relitti. E' visibile la salma di un soldato tedesco schiacciato da un carro. Immagine e simbolo di una guerra sempre più spietata e inumana.



Le campagne di Russia dal 1812 e del 1941 in una caricatura
del pittore sovietico Erimof intitolata "La lezione della storia„

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