martedì 8 luglio 2014

Erich Von Manstein




Feldmaresciallo tedesco (Berlino 1887 - Irschenhausen, Baviera, 1973). Appartenente a una famiglia di antiche tradizioni militari della Prussia occidentale e nipote del feldmaresciallo Hindenburg, fu adottato giovanissimo da uno zio, il generale Georg von Manstein, e ne assunse il cognome. Iniziò la carriera nella guardia prussiana (1906) e venne trasferito allo SM nel 1917. Passato alla Reichswehr nel 1919, servì per molti anni nello SM generale, dove si dedicò alla rinascita dell'esercito tedesco. Nel 1934 divenne capo di SM del terzo distretto, nel 1935 capo dell'ufficio operazioni dell'OKH e nel 1936 primo quartiermastro maggiore e perciò stretto collaboratore del comandante supremo dell'esercito, colonnello generale von Fritsch. In questo periodo ottenne di poter creare l'artiglieria d'assalto (Sturmartillerie) corazzata, che si dimostrò di estrema importanza come ausiliaria della fanteria nella seconda guerra mondiale. Nel 1938 ebbe il comando di una divisione in Slesia. All'inizio della Seconda guerra mondiale divenne capo di SM del gruppo di armate meridionali con von Rundstedt in Polonia (settembre 1939) e all'inizio del 1940 passò sul fronte occidentale. In tale veste studiò il piano eleborato dai comandanti della Wehrmacht per l'invasione della Francia ("piano giallo") e lo criticò per la sua somiglianza con il piano von Schlieffen del 1914. Al posto di questo ideò invece un proprio piano d'operazioni ("pianoSichelschnitt" o "piano falce") che prevedeva un massiccio attacco corazzato attraverso le Ardenne, ritenute in generale di difficile attraversamento. Per questo von Manstein venne violentemente avversato, esonerato dal suo incarico e nominato comandante di un corpo d'armata di nuova costituzione (XXXVIII). Il suo piano, tuttavia, venne a conoscenza di Hitler, che finì per adottarlo (febbraio 1940) nonostante ogni opposizione degli alti comandi. Il 5 giugno 1940 il XXXVIII corpo d'armata sfondò il fronte francese a est di Amiens e per primo attraversò la Senna (10 giugno). Comandante di un corpo corazzato sul fronte russo (giugno 1941), von Manstein operò dapprima nel settore settentrionale rompendo il fronte sovietico e giungendo fino al lago Il'men' (luglio): in settembre assunse il comando dell'11ª armata, con la quale operò nel settore meridionale sfondando dopo aspra lotta le posizioni difensive dell'istmo di Perekop e irrompendo in Crimea, di cui completò la conquista (luglio 1942) con la presa di Sebastopoli dopo un lungo assedio. Promosso feldmaresciallo, diresse il gruppo d'armate del Don e, nel corso dell'inverno 1942-1943, cercò invano di liberare Stalingrado dall'accerchiamento russo. Dopo aver tenuto a lungo e con grande abilità il fronte sul Dnepr, respinse i Sovietici sul Donetz. Iniziata la ritirata generale, con una controffensiva-lampo riuscì a riprendere Charkov (marzo 1943). A partire dall'estate, però, fu gradualmente costretto dai Sovietici a ritirarsi, sia pure sempre contrastando loro tenacemente il passo, fino alla frontiera polacca. Fautore d'una vasta manovra di ripiegamento, si trovò in violento disaccordo con Hitler, il quale esigeva una resistenza a palmo a palmo e al quale, anche per motivi politici, Manstein non era gradito. Rimosso dalle sue funzioni nel marzo 1944, fu fatto prigioniero dagli Inglesi nel 1945. Condannato nel 1949 a diciotto anni di prigione per presunti crimini di guerra, venne liberato nel 1953 per ragioni di salute. Pubblicò i suoi ricordi nel 1955 in un libro dal titolo Vittorie perdute (Verlorene Siege). Venne giudicato dal critico militare inglese Liddell Hart "probabilmente il miglior generale tedesco della seconda guerra mondiale", e in realtà egli fu, con Rommel, Guderian, Rundstedt e pochi altri, il vero cervello strategico della Wehrmacht, tanto che le sue modernissime e lungimiranti concezioni fanno ancora testo.

Nessun commento:

Posta un commento