martedì 8 luglio 2014

Paul Ludwig Von Hindenburg




Feldmaresciallo e uomo politico tedesco (Posen, od. Poznán, 1847 - Neudeck, presso Danzica [Prussia Orientale], od. Podzamek [Polonia], 1934). Dopo aver partecipato alle campagne del 1866 (Sadowa) e del 1870-1871 in un reggimento di fanteria della guardia prussiana, fu ammesso all'Accademia di guerra; prestò servizio presso lo SM generale sotto von Moltke e von Schlieffen, e poi nel ministero della guerra, con il generale Verdy du Vernois. Generale di divisione nel 1900, comandò il IV corpo d'armata a Magdeburgo (1903), ritirandosi poi dal servizio attivo nel 1911, a Hannover. Ma quando nell'agosto 1914 il generale von Prittwitz, comandante l'8ª armata in Prussia Orientale, si rivelò incapace d'arrestare l'invasione russa Hindenburg fu richiamato in servizio. Sembra che l'idea sia partita personalmente da Guglielmo II, che si era ricordato del vecchio generale di cui aveva sempre avuto molta stima. Al fianco gli fu messo, come capo di SM, il generale Ludendorff, che già si era distinto sul fronte occidentale guidando di persona la conquista dei forti di Liegi. Hindenburg giunse a Marienburg, sede del comando dell'8ª armata, il 23 agosto a mezzogiorno, trovandovi una situazione difficilissima: ma subito si pose all'opera per modificare le sorti della lotta, facilitato dalla circostanza che egli conosceva bene la zona in cui si svolgevano i combattimenti. Con una manovra concepita e attuata con grande genialità strategica, accerchiò una delle due armate russe che lo fronteggiavano (la 2ª comandata dal generale Samsonov) e la distrusse completamente dal 26 al 29 agosto. La grande vittoria prese il nome dal villaggio di Tannenberg e allontanò la minaccia russa dalla Prussia Orientale. Poco dopo, sul difficile terreno dei Laghi Masuri o Masuriani (settembre) Hindenburg, sempre coadiuvato da Ludendorff, ottenne un nuovo successo, anche se non così clamoroso. Nominato feldmaresciallo e comandante in capo del fronte orientale (novembre), durante l'inverno batté un'altra volta i Russi ai Laghi Masuri. Il suo obiettivo strategico, perseguito durante tutta la campagna di Polonia del 1915, fu l'aggiramento dell'ala destra russa a nord, per gettarsi poi a sud sulle retrovie: qui, nel settore di Gorlice-Tarnów, le sue truppe, insieme con quelle austriache, ottennero dal maggio all'agosto una grande vittoria, obbligando i Russi a evacuare la Polonia. Nei primi mesi del 1916 Hindenburg dovette limitarsi a resistere agli attacchi russi, fino a quando sostituì al comando supremo Falkenhayn (29 agosto). Al comando supremo si ricompose così il binomio Hindenburg-Ludendorff, che doveva guidare le sorti dell'esercito tedesco fino al termine della guerra: mentre Hindenburg (che godeva di maggior prestigio fra le truppe e nel paese) aveva la parte rappresentativa, Ludendorff era il vero ideatore delle varie mosse strategiche: per queste ultime Ludendorff proponeva una soluzione, Hindenburg la decideva e Ludendorff l'eseguiva. Fra i due, comunque, non sorsero mai screzi (secondo le loro stesse parole la loro collaborazione fu "una felice unione"), sicché è difficile attribuire con esattezza all'uno o all'altro meriti o demeriti nelle alterne vicende del conflitto. Si può dire soltanto che di fatto, e di fronte all'opinione pubblica, la responsabilità morale fu sempre totalmente di Hindenburg. Liquidata rapidamente la Romania nel 1917, deciso a finirla con il fronte orientale, Hindenburg accettò deliberatamente di subire i ripetuti attacchi degli Alleati sul fronte ovest, per soccorrere gli Austriaci in Galizia, aiutarli a Caporetto e poi sul Piave e concludere infine un armistizio con la Romania, avviando sul fronte russo le trattative di pace concluse a Brest-Litovsk nel marzo 1918. Durante l'inverno 1917-1918 ricondusse la massa principale delle sue divisioni sul fronte occidentale, e poi dal 21 marzo al 15 luglio 1918 lanciò successivamente quattro offensive contro il fronte alleato, senza riuscire però a spezzarlo. Attaccato a sua volta da Foch in Francia e da Franchet d'Esperey nei Balcani, dovette pregare il suo governo di chiedere l'armistizio (settembre) e appoggiò più tardi l'abdicazione di Guglielmo II: in quest'ultima fase, dopo le dimissioni di Ludendorff, ebbe a fianco per breve tempo, come capo di SM, il generale Groener. Rimase al suo posto al comando supremo fino alla firma del trattato di Versailles (1919) e quindi andò in congedo ritirandosi a Hannover ed estraniandosi dalla vita pubblica, fino alla sua elezione a presidente della repubblica (1925). Nelle elezioni per la successione del socialista Ebert, i partiti di destra avevano infatti formato un blocco del Reich che chiese a Hindenburg di essere il suo candidato: questi, che era rimasto profondamente monarchico, dapprima declinò l'invito, ma l'accettò invece più tardi, anche per l'insistenza dell'ammiraglio von Tirpitz e per sbarrare la strada al candidato del blocco delle sinistre, il cattolico Marx. Eletto il 26 aprile, entrato in carica il 12 maggio 1925, permise ai cancellieri che si susseguirono in carica un largo uso dei decreti presidenziali, limitando in tal modo l'attività del Reichstag. In complesso, in questa prima fase Hindenburg si limitò a esercitare le doti del suo innato buon senso senza imporre una propria politica. Negli anni della crisi finale della repubblica di Weimar, tra il 1930 e il 1933, favorì tuttavia la costituzione di governi conservatori. Alla fine del 1932 (anno in cui egli fu rieletto presidente contro la candidatura di Hitler) dinanzi alla minaccia di sommosse e ai progressi del nazionalsocialismo, si lasciò convincere da von Papen e dagli ambienti della grande industria a chiamare Hitler alla cancelleria. Da allora il suo ruolo si esaurì, e quando poco dopo morì, ebbe esequie solenni dai nazisti (fu sepolto nel mausoleo di Tannenberg), ma non fu sostituito, essendosi ormai le funzioni di capo dello Stato confuse con quelle di capo del governo. Lasciò interessanti Memorie (1920). Soldato in tutta l'estensione del termine, uomo schietto, stratega acuto e geniale, Hindenburg fu, con Ludendorff, il miglior generale rivelato dal primo conflitto mondiale: come uomo politico, la sua fatale decisione di lasciar via libera a Hitler può essere giustificata con l'illusione di evitare una guerra civile e anche con la tarda età, che ormai aveva indebolito il fisico e lo spirito del feldmaresciallo.

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