Seconda parte: 1930-1932
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Nel 1930 continuava a tenere discorsi provocatori contro
la repubblica. Non essendoci elezioni in
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vista gli altri partiti non davano
peso alle parole del futuro dittatore che poteva parlare ai suoi
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sostenitori senza alcun intralcio.
Per dare una scossa alla situazione e dimostrare la fragilità del
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governo sguinzagliò le SA per le
strade contro ebrei, comunisti e avversari politici. Bisognava
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dimostrare alla popolazione che si
stava combattendo e che se molti uomini erano disposti a
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orire per la causa nazista voleva dire che questa era
giusta. Non fu comunque facile tenere a
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bada le camicie brune e frenare il
loro slancio. Bisognava evitare che esse scatenassero una guerra
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civile più che una semplice pressione. Le SA pensavano,
infatti, che la repubblica sarebbe stata
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rovesciata con l’uso delle armi ed
in seguito esse si sarebbero sostituite all’esercito regolare. Hitler
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però non la pensava così.
Nonostante questi atti di violenza era deciso ad arrivare al potere
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legalmente, senza troppi spargimenti di sangue. La
situazione cominciò presto a degenerare e le
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autorità iniziarono a prendere severi provvedimenti
contro l’esercito paramilitare nazista. In
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Baviera fu messo fuori legge mentre in Prussia fu
vietato ad ogni funzionario statale di aderire al
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partito nazionalsocialista.
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Con queste azioni “terroristiche” le SA dimostrarono la
fragilità e l’inefficienza del governo di
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Weimar. Intanto il Fuhrer ristabiliva l’ordine fra i
suoi collaboratori riconciliandosi con l’eterno
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rivale Gregor Strasser. Suo
fratello Otto invece continuava ad essere una spina nel fianco poiché a
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Berlino controllava diversi giornali. Hitler, deciso a
ribadire la propria autorità all’interno del
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partito, ordinò quindi a Goebbels
di estromettere Strasser.
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Intanto nel marzo del 1930 il governo tedesco subì un duro
colpo: le dimissioni del cancelliere
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Hermann Muller. L’abile politico
tedesco si lamentava del fatto che il Reichstag non appoggiava
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ai le sue proposte. Hindemburg che di norma non si
intrometteva nelle vicende politiche fu
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costretto ad intervenire per
evitare il peggio e dovette nominare un nuovo cancelliere. Nella scelta
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del successore di Muller i militari
giocarono un ruolo fondamentale convincendo l’anziano
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presidente a rinunciare al sistema parlamentare e ad
eleggere un cancelliere non legato ad una
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aggioranza. Il sistema politico
tedesco dopo questa decisione mutò radicalmente: i cancellieri
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ora promulgavano tutte le leggi non attraverso il
parlamento ma grazie a decreti straordinari
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concessi dal presidente. Il
Reichstag poteva comunque vanificare i decreti presidenziali o
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richiedere la destituzione del
cancelliere attraverso un voto di maggioranza. Per evitare simili
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possibilità Hindemburg poteva
concedere un decreto di scioglimento del parlamento che avrebbe
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portato i partiti a dover
affrontare nuove elezioni. La scelta del successore di Muller cadde su
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Heinrich Bruning, un parlamentare del Partito cattolico
di centro. Per circa due anni riuscì a
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governare grazie al tacito consenso
dei socialdemocratici che, seppur non partecipando
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direttamente al suo gabinetto, non promossero mai una
mozione di sfiducia impauriti dalla
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possibilità che le nuove elezioni
potessero portare ad un governo di destra. Questa decisione non
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favorì di certo i socialdemocratici
a causa della politica economica di Bruning che aggravò ancora
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più drasticamente la situazione tedesca. Ciò gli alienò
il favore delle masse che vedevano la
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disoccupazione dilagare a
dismisura. Anche Hindenburg incominciò a pentirsi della sua scelta. Non
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tanto per gli insuccessi riportati in ambito politico
quanto per la riluttanza di quest’ultimo ad
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allearsi con la destra. Sempre
consigliato dalla sua cerchia di amici militari, ed in particolar modo
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dal generale Kurt von Schleicher,
il presidente decise alla fine di maggio di destituire Bruning.
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Schleicher si era affermato in ambito militare nello stato
maggiore tedesco durante la prima
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guerra mondiale occupandosi di
logistica. Alla fine del conflitto si occupò dei rapporti fra l’esercito
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ed il governo presiedendo uno speciale ufficio
sottoposto solo al ministero della Difesa. Grazie a
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questa rilevante posizione riuscì
ad inserirsi nella ristretta cerchia di militari consiglieri di
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Hindenburg. Fu sempre lui ad influenzare la scelta del
nuovo cancelliere: Franz von Papen, un
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aristocratico poco più che
cinquantenne.
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Sicuramente la scelta di Schleicher fu molto
opportunistica. Papen, un vecchio amico del generale,
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non aveva le conoscenze necessarie
per guidare il governo e si sarebbe dovuto quindi affidare ai
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suoi consigli per le questioni più complesse. Inoltre,
per assicurarsi un ruolo attivo nel nuovo
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governo, Schleicher si riservò
anche la carica di ministro della difesa dopo aver rinunciato al suo
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grado di generale per poter
accedere al ministero. Il nuovo cancelliere si mise subito al lavoro per
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procurarsi una maggioranza parlamentare. Da un lato non
gli era necessaria potendo contare sui
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decreti straordinari per promulgare
le leggi. Dall’altro gli avrebbe però consentito di evitare il
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pericolo di un voto di sfiducia. Ma il centro cattolico
si rifiutò categoricamente di appoggiarlo
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poiché lo riteneva coinvolto nell’estromissione
dal governo del loro collega Bruning. Papen decise
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quindi di seguire la volontà del presidente schierandosi
con la destra e quindi con i nazisti. Per
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ottenere l’appoggio dei
nazionalsocialisti, Papen accettò le richieste di Hitler di togliere il bando
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alle sue camicie brune e di indire
nuove elezioni nazionali. Ottenne rapidamente il consenso di
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Hindenburg e approfittò di alcune so
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osse scoppiate in Prussia, il più vasto dei diciassette
stati federali, per richiedere l’uso dei decreti straordinari
del presidente ed il permesso di sciogliere il governo prussiano. Le nuove elezioni furono tenute a
luglio e sancirono il successo della politica di Hitler ed il crollo dei partiti
moderati di centro. Provati da anni di privazioni e di disoccupazione, i tedeschi si dimostrarono disposti a seguire qualsiasi
ideologia estremista che promettesse un rapido cambiamento della
situazione. Ciò permise ai nazisti ed ai comunisti di schiacciare in modo evidente le forze moderate che
persero centinaia di migliaia di voti. Il partito di Hitler,
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assicurandosi il 37,4% dei consensi popolari e riuscendo
ad occupare ben 230 seggi al Reichstag,
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divenne il più forte della
Germania. Il Fuhrer tentò subito di sfruttare i successi elettorali appena
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ottenuti a suo vantaggio richiedendo la cancelleria in
quanto leader del partito più forte tedesco.
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Papen non era disposto a perdere la
carica appena ottenuta e cercò di addolcire Hitler offrendogli
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il posto di vice-cancelliere nel
suo gabinetto e alcuni ministeri per i suoi collaboratori più stretti.
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Anche Hindenburg rifiutò la richiesta, nutrendo una
profonda avversione per il capo nazista, e si
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dimostrò d’accordo con Papen sulle
eventuali concessioni da elargire al posto della carica di
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cancelliere. Ma Hitler, conscio che accettando la
proposta dell’anziano presidente non avrebbe
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raggiunto nessuna carica di
rilievo, rifiutò furibondo. Senza l’appoggio dei nazisti il governo si trovò
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in grave difficoltà. Papen poteva
contare solo sul 10% dei consensi del Reichstag e si sarebbe
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trovato subito di fronte ad un voto
di sfiducia non appena il parlamento si sarebbe riunito. Per
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evitare una simile eventualità,
Hindenburg decise di concedere al cancelliere uno speciale decreto
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che gli avrebbe permesso di sciogliere il Reichstag
quando più lo avrebbe ritenuto opportuno.
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Anche le elezioni che sarebbero
dovute seguire alla mozione di sfiducia furono annullate. Pur di
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antenere in carica Papen Hindenburg scelse di violare
apertamente la costituzione concedendo
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al gabinetto il potere di governare
in modo quasi assoluto, attraverso i suoi speciali decreti.
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Fu comunque tutto inutile. Quando a settembre si riunì
il parlamento i comunisti promossero un
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voto di sfiducia. Papen tentò di
opporsi utilizzando il suo speciale decreto ma la votazione andò
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avanti. I risultati furono terrificanti: 512 voti
contrari e solo 42 a favore dell’attuale gabinetto.
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Hindenburg tentò lo stesso di
opporsi all’evidenza affermando che il parlamento era stato sciolto
|
prima che la votazione fosse
terminata. Ma Papen di fronte ad una simile opposizione non trovò il
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coraggio di violare la costituzione e furono
immediatamente indette nuove elezioni per l’inizio di
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novembre. Hitler si poteva ritenere
più che soddisfatto dell’andamento della situazione. Era
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riuscito a scalzare Papen dal potere e aveva la
possibilità di incrementare la forza del suo partito
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grazie alle nuove elezioni.
Ovviamente l’obiettivo era la cancelleria, come Hitler ammise ai suoi
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aiutanti più fidati. Ma le cose andarono ben diversamente
e le speranze del Fuhrer si
|
trasformarono ben presto in
effimere illusioni. I nazisti persero molto terreno rispetto alle elezioni
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di luglio. Molti degli elettori che
avevano appoggiato la causa nazista erano rimasti delusi dal fatto
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che Hitler non fosse riuscito ad occupare nessun rulo di
prestigio. Anzi aveva anche rifiutato la
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carica di vice-cancelliere che agli
occhi del popolo rimaneva comunque un ruolo importante e non
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privo di potere come invece appariva ad Hitler.
Complessivamente i nazisti ottennero 196 dei 584
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seggi del Reichstag, perdendone 34
rispetto alle elezioni precedenti. L’unico partito che seppe
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approfittare della situazione fu
quello comunista che forte dei 100 seggi ottenuti divenne la terza
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forza politica della Germania.
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In linea di massima la situazione al Reichstag rimaneva praticamente
immutata.
Solo i socialdemocratici persero effettivamente molti voti e i loro seggi scesero a 121. La situazione si fece precaria per Papen. Anche se il suo partito aveva incrementato la sua forza alle nuove |
elezioni, quasi il 90% della
popolazione rimaneva contraria al suo gabinetto. Il cancelliere decise
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quindi di presentare le proprie
dimissioni pur rimanendo in carica fino alla nomina del suo
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successore. Hindenburg cercò comunque di far cambiare
idea a Papen cercando di formare una
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coalizione che potesse ottenere la maggioranza al
Reichstag. Con molto ottimismo contattò Hitler
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su una sua possibile partecipazione al gabinetto Papen.
Ovviamente non ci fu alcun accordo
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perché Hitler pretese, persistendo
nella sua linea del tutto o niente, che la carica di cancelliere
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venisse affidata a lui. Assicurò anche al presidente che
avrebbe pensato a cercare la collaborazione
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di altri partiti per appoggiare la
sua candidatura. Hindenburg, offeso da simili richieste, rispose che
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gli avrebbe concesso tre giorni per
cercare degli alleati che lo sostenessero in un governo
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parlamentare. In più si riservò il diritto di scegliere
personalmente i ministri degli Esteri e della
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Difesa. Erano condizioni
impossibili. I due ministeri su cui il presidente aveva messo il proprio veto
|
erano fra i più importanti. Inoltre tre giorni non
sarebbero mai bastati per riuscire a discutere
|
qualsiasi genere di accordi con
altri partiti. Hitler, temendo che Hindenburg mirasse a screditarlo
|
davanti al popolo dandogli un’opportunità
di arrivare al potere che lui non sarebbe mai riuscito a
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sfruttare, rifiutò. Papen si dimostrò quindi pronto ad
accettare nuovamente l’incarico nonostante
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la sua popolarità fosse in continuo
ribasso. Nei pochi mesi in cui era stato al potere non aveva
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certo contribuito a favorirsi il favore della massa.
Anzi, le sue manovre economiche ebbero il
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risultato di aggravare la
situazione disastrosa in cui milioni di tedeschi si trovavano, aumentando
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anche il numero dei disoccupati. La
sua scarsa abilità politica era ormai chiara a tutti e il governo,
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che doveva poggiare sui continui
decreti speciali di Hindenburg, appariva agli occhi di molti quasi
|
come una dittatura. L’unico
risultato di una nuova riunione della camera sarebbe stato un altro
|
voto di sfiducia.
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Schleicher capì subito quanto stava succedendo. Uomo di
intrighi, molto abile a muoversi
|
nell’ombra per ottenere i suoi
scopi, non era affatto soddisfatto del lavoro compiuto da Papen.
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Aveva appoggiato la sua nomina
sperando di avvalersi di lui come uno strumento per i propri
|
obiettivi ma una volta al potere Papen aveva dimostrato
un’indipendenza notevole nei suoi
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confronti, acquistando sempre più
fiducia in sé stesso. In più il cancelliere era anche diventato un
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buon amico del presidente ed era tenuto da quest’ultimo
in grande considerazione. Schleicher
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decise di intervenire direttamente
per cambiare il corso degli eventi. Intuì che lasciando Papen in
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carica le forze politiche del paese
si sarebbero riunite contro il governo. Il rischio era la guerra
|
civile e la Germania, attraversando un momento così
critico, ne sarebbe uscita distrutta. Poco
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prima delle elezioni un accordo tra
nazisti e comunisti riguardo a uno sciopero dei trasporti a
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Berlino era bastato a paralizzare la capitale.
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Ora c’era il rischio di una paralisi totale i cui effetti
si sarebbero fatti sentire subito sull’economia
|
del paese. Scheleicher incominciò
così a dissociarsi dalle scelte politiche di Papen per mettere in
|
atto il suo piano. Dichiarò, forte
di uno studio del suo ministero della difesa, che in caso di guerra
|
civile l’esercito non sarebbe mai riuscito ad opporsi
alle truppe paramilitari di nazisti e comunisti.
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Con questo stratagemma riuscì a togliere al cancelliere
l’appoggio del gabinetto ingraziandosi nel
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frattempo Hindenburg riguardo ad una sua possibile
candidatura alla cancelleria. Papen si
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dimostrò ancora debole di carattere
ed esasperato dalla pressione che la situazione comportava
|
presentò le sue dimissioni al
presidente che, riluttante, le accettò. Il giorno seguente la carica di
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cancelliere passò nelle mani di Schleicher, l’ultimo a
detenerla prima dell’avvento di Hitler.
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Kurt von Schleicher era una figura nota nell’ambiente
politico tedesco ma non aveva mai svolto
|
ruoli di primo piano, se si esclude
i pochi mesi di ministero sotto il governo Papen. Abile oratore
|
riusciva facilmente durante un discorso ad influenzare
le opinioni degli altri avvicinandole alle sue.
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Da molti veniva considerato un
freddo opportunista disposto a tutto pur di migliorare la propria
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posizione. Queste tesi venivano
avvalorate dai molti voltafaccia fatti da Schleicher, anche a
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persone che gli erano vicine, per non mettere in
pericolo il proprio status. In realtà il nuovo
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cancelliere non era altro che un militare convinto. Non
gli interessava una restaurazione della
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onarchia ma si adattò alla situazione esistente. Per lui
l’esercito doveva servire da garante al
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governo per mantenere il controllo
dello stato e la sicurezza tedesca nei confronti dei paesi
|
confinanti.
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Schleicher, appena conquistato il
potere, si trovò di fronte al solito problema di ottenere una
|
aggioranza in parlamento che evitasse un voto di
sfiducia. La scelta del neo cancelliere ricadde
|
sui nazisti. Con i loro 196
deputati erano la forza di maggior peso nel Reichstag ed ottenere il loro
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appoggio sarebbe stato un significativo passo in avanti
verso un governo più stabile. Ben conscio
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che qualsiasi trattativa diretta
con Hitler sarebbe risultata infruttuosa Schleicher rivolse la sua
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attenzione su Gregor Strasser.
Secondo per importanza solo ad Hitler nel partito, veniva
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considerato da tutti un politico meno radicale e con un
maggior senso pratico per gli affari,
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essendo stato un farmacista. Ma ciò
che faceva di Strasser la pedina giusta per gli scopi di
|
Schleicher era la sua grande capacità di valutare i
fatti in modo molto realistico. Il numero due
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nazista non era per nulla
soddisfatto della lina politica del tutto o niente di Hitler e capì subito
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dopo le elezioni di novembre che
non sarebbero mai riusciti ad ottenere il potere attraverso una
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aggioranza diretta in parlamento.
Dalle elezioni svoltesi a luglio era stato perso molto terreno e
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Strasser si ra
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aricava che Hitler continuasse a
non accettare almeno una fetta di potere fintanto
|
che i nazisti potevano contare su un appoggio delle
masse ancora elevato. Ulteriori elezioni
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avrebbero avuto il solo effetto di
peggiorare la situazione e di far crollare il morale tra le file
|
naziste.
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Schleicher e Strasser si
incontrarono in segreto il 4 dicembre per discutere della situazione.
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Purtroppo la loro conversazione rimarrà un mistero
perché nessuno dei due ha lasciato alcuna
|
testimonianza. Nonostante le
precauzioni prese, Hitler venne a sapere della trattativa e il giorno
|
seguente durante un vertice dei leader nazisti all’Hotel
Kaiserhof, sede berlinese del partito,
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Strasser espose i suoi timori al
suo diretto superiore. Se il parlamento si fosse sciolto i nazisti non
|
sarebbero stati in grado di reggere
ad una ulteriore campagna elettore ed avrebbero subito altre
|
pesanti perdite. Hitler stroncò senza mezzi termini le
argomentazioni di Strasser, accusandolo di
|
tradimento. Decise anche di
ribadire la propria leadership nel partito tenendo un discorso ai suoi
|
deputati. Davanti a quasi duecento persone ribadì che
scendere a compromessi avrebbe
|
significato tradire l’onore del
loro movimento. Il potere sarebbe stato raggiunto senza nessuna
|
alleanza e solo quando sarebbe stato lui stesso ad ottenere
la carica di cancelliere. Alla fine
|
dell’orazione i deputati si
piegarono alla volontà di Hitler ed alla sua linea politica di assoluta
|
opposizione.
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Il Fuhrer pensava di aver risolto ogni
dissidio all’interno del suo partito quando l’otto dicembre
|
ricevette una lettera che lo fece tremare. Strasser dava
le sue dimissioni da capo dell’apparato
|
organizzativo del partito. Le
cause, scrisse, che lo portarono ad un simile gesto erano da ricercarsi
|
nelle continue intromissioni di
Hitler nel suo lavoro, che non gli avevano permesso di esercitare
|
liberamente il proprio compito amministrativo sulle
unità regionali naziste. In realtà il motivo di un
|
simile distacco è molto più
semplice: Strasser non era più disposto a seguire la linea politica del
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tutto o niente di Hitler che equivaleva ad una sfida
contro il destino. La lettera veniva chiusa,
|
nonostante tutto, con una frase
rassicurante: “come sempre, tuo devoto”. Hitler rimase
|
paralizzato dalla paura. Riusciva bene ad immaginare
cosa avrebbe potuto scatenare un simile
|
gesto. Temeva che durante l’incontro
di pochi giorni prima Schleicher avesse offerto a Strasser la
|
carica di vice-cancelliere nel suo
gabinetto. Se il numero due nazista avesse accettato, il partito si
|
sarebbe rotto in due parti spazzando quell’unità che da
sempre contraddistingueva i nazisti.
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Inoltre il suo ex luogotenente aveva anche una grande
influenza nei Gau (distretti) del nord e molti
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deputati sarebbero stati disposti a seguirlo. Hitler
passeggiò per ore per il proprio studio in preda
|
al terrore che simili eventualità
si potessero realizzare. Improvvisamente perse la fiducia in se
|
stesso, la convinzione di essere l’uomo inviato dal
destino per risollevare le sorti della Germania.
|
“Se il partito dovesse sgretolarsi”
disse a Joseph Goebbels” terrò fede alla mia promessa e mi
|
finirò con un colpo di pistola”.
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Durante il lungo discorso ai suoi
seguaci tenuto pochi giorni prima, aveva minacciato che in caso di
|
disobbedienza di uno qualsiasi dei suoi collaboratori si
sarebbe suicidato. Per fortuna di Hitler non
|
ci furono altre defezioni. Per
coprire l’assenza di Strasser, che nella sua lettera aveva annunciato di
|
partire per una vacanza, Hitler
dichiarò ai giornalisti di avergli concesso una licenza di qualche
|
settimana per malattia. Anche se la crisi si era risolta
nel migliore dei modi essa dimostrava che il
|
partito nazista stava perdendo la
sua compattezza. Il potere appariva sempre più lontano,
|
sicuramente più di quanto non fosse pochi mesi prima
quando il potere contrattuale di Hitler era
|
ai massimi livelli. La fine dell’anno
1932 vedeva quindi il partito nazionalsocialista vacillare per
|
colpa di una strategia politica
errata dovuta al carattere del suo leader. La vera svolta che cambiò
|
le sorti della Germania e del mondo
intero non sarà merito di Hitler, della sua bravura in campo
|
politico, della sua capacità di
infiammare le folle sfruttando la
situazione disperata in cui verteva la
|
Germania. Il potere giungerà nelle mani del Fuhrer dopo
un mese, quello del gennaio 1933, di
|
intrighi e complotti in cui Hitler
avrà solo un ruolo di secondo piano. Sarà il succedersi degli eventi,
|
inaspettati per lo stesso leader nazista, a consegnarli
la cancelleria su un piatto d’argento, proprio
|
nel momento di maggior difficoltà
per il suo partito.
|
Il1932 terminava quindi lasciando la Germania in una
situazione politica ancora confusa, non
|
certo migliore di quella degli
ultimi anni. L’unico aspetto positivo era la lenta ma pur sempre
|
graduale ricrescita economica. Il valore di azioni ed
obbligazioni erano in netto rialzo, quasi del
|
30%. La disoccupazione era
leggermente diminuita anche se rimaneva ancora di diversi milioni di
|
persone. Tutto ciò andava
ovviamente a discapito della politica estremista nazista che puntava
|
olto sulla sfiducia dei cittadini dovuta alla
depressione economica.
|
Agli inizi di gennaio 1933 Hitler rimaneva comunque la
persona di maggior rilievo in ambito
|
politico e il suo partito,
nonostante i rovesci dell’anno precedente, contava il maggior numero di
|
rappresentanti al Reichstag. La fiducia nelle sue
capacità erano intatte nonostante il “tradimento”
|
di Strasser ed egli si considerava
ancora l’uomo inviato dal destino per creare una nuova
|
Germania, forte e potente. La sua
era una missione quasi “divina” e il potere assoluto stava alla
|
base del suo progetto. Solo così avrebbe potuto
trascinare la nazione verso una nuova alba di
|
grandezza. La divisione del potere
avrebbe solo creato degli intralci, dei rallentamenti al
|
compimento dei suoi piani. La Germania si sarebbe
riscattata ad est occupando, usando le stesse
|
parole di Hitler, uno “spazio
vitale” ai danni dell’Unione Sovietica, degli odiati bolscevichi. Il
|
successo era garantito dalla
convinzione della superiorità della razza ariana nei confronti delle
|
altre. Il Fuhrer infatti credeva fermamente nella
divisione dell’umanità in diverse etnie
|
costantemente in lotta tra di loro.
Il diritto alla sopravvivenza spettava solo al vincitore di questa
|
lotta che agli occhi di Hitler erano ovviamente i tedeschi.
I popoli non ariani andavano
|
semplicemente distrutti senza pietà
e al primo posto della lista c’erano gli ebrei che si erano
|
amalgamati con il resto della società tedesca, occupando
posizioni di rilievo e minando la sua
|
solidità e compattezza. L’ultimo
elemento contro cui il dittatore si scagliò durante tutta la sua
|
carriera politica era il marxismo
che divideva il popolo in diverse classi in lotta contro di loro. La
|
Germania avrebbe potuto uscire dalla grave crisi in cui era caduta solo risolvendo
questi problemi
|
sotto la sua guida. L’obiettivo era un Reich millenario
libero dalle etnie impure che avrebbe dovuto
|
dominare su tutta l’Europa. Lo sviluppo sarebbe stato
garantito dalle inesauribili risorse sottratte
|
all’Unione Sovietica, l’unico vero
ostacolo che Hitler frapponeva tra sé ed il dominio totale. Questa
|
ideologia, praticamente un credo, si poteva trovare nel “Mein
Kampf”, quasi una Bibbia per i
|
nazisti.
|
Ma gli avversari politici sottovalutarono la portata
delle mire di Hitler. Il dittatore evitava di
|
trattare degli elementi più estremi
della sua ideologia in pubblico. Sapeva moderare con
|
incredibile abilità il contenuto dei suoi discorsi ed il
suo lessico adattandoli alle esigenze dei suoi
|
interlocutori. Con i suoi “fedeli”
parlava apertamente dei suoi progetti per la Germania dopo la
|
conquista del potere. Con il popolo
manteneva un atteggiamento molto più moderato. Parlava
|
certamente degli ebrei come razza inferiore colpevole
delle disgrazie tedesche, condannava i
|
comunisti ed i loro atteggiamenti
ma non trattava mai dei suoi progetti di guerra totale che
|
avrebbe attuato una volta ottenuto il potere assoluto.
Gli altri politici lo consideravano per lo più
|
un esagitato, che sarebbe crollato
tanto velocemente come era nato. Molti lo considerarono uno
|
strumento quasi inoffensivo per i
propri fini. Pochi lo temettero davvero comprendendo la
|
sconfinatezza dei suoi obiettivi.
Quasi nessuno aveva letto il “Mein Kampf”, in pratica la
|
confessione dei suoi ideali,
considerando la lettura del libro una inutile perdita di tempo. Hitler,
|
dopo il fallito tentativo di rovesciare la repubblica
del 1923, aveva cambiato strategia decidendo di
|
raggiungere il potere nel rispetto
della costituzione e della democrazia. Evitò così di rendere noti
|
alla popolazione i suoi ideali estremisti ed il suo
acceso antisemitismo scagliandosi invece contro i
|
repubblicani che avevano deciso l’armistizio
nella guerra del 15-18 pugnalando così l’esercito
|
tedesco alle spalle nonostante non
fosse stato ancora del tutto sconfitto sul campo. Il trattato di
|
Versailles rimaneva ancora una ferita aperta nell’orgoglio
dei tedeschi, più che per le sanzioni
|
economiche per il fatto che
attribuiva l’intera responsabilità del conflitto alla Germania. Seguendo
|
quindi una linea tutto sommato legale (pur con i molti interventi di stampo
terroristico delle SA)
|
Hitler era riuscito in circa otto
anni a trasformare un minuscolo partito di destra nel più forte
|
ovimento politico tedesco. C’erano
stati molti momenti difficili durante questo caino ma
|
Hitler non perse mai la fiducia in sé stesso, la
concezione di essere l’uomo della provvidenza per
|
una Germania ferita. Sarebbe
riuscito a trasformare la realtà adattandola ai suoi ideali ed ai suoi
|
progetti. La sua era quasi una visione messianica in cui
non c’era spazio per una qualsiasi
|
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