mercoledì 9 luglio 2014

La campagna anti-tabagismo


Lo storico americano Robert N. Proctor riconosce ai nazisti il primato nella ricerca contro il cancro e nella difesa dell' ambiente. Con qualche contraddizione E Hitler ordino' : "Guerra al fumo, vizio da ebrei" In un libro tutte le battaglie ecologiste del Terzo Reich. E i loro risvolti razziali I consigli di Himmler alle sue SS: "Mangiate solo cibi naturali". Furono i pionieri dell' alimentazione biologica, padrini ante litteram dell' attualissima battaglia contro il "Gm Food", il cibo modificato geneticamente. Si convinsero per primi che additivi, conservanti e coloranti provocassero il cancro. Rilanciarono su grande scala i rimedi naturali. Guidarono la lotta alla vivisezione e le campagne per la protezione delle specie minacciate, prima fra tutte la balena. In altre parole, difesero l' ambiente naturale da ogni eccesso della mano umana. Furono insomma i primi verdi, campioni dell' ecologismo. Chi erano? I nazisti. Non si rivela nulla di nuovo, nel mettere a fuoco la turgida vena ambientalista, che attraversa le fondamenta ideologiche e la prassi quotidiana del regime hitleriano. Senza dover invocare l' aiuto di Ernst Junger e della sua riflessione su citta' e natura in "Eumeswil" (edito in Italia da Rusconi), basterebbe rimanere, piu' terra terra, alle pretese di Heinrich Himmler, il capo delle SS, secondo il quale il popolo tedesco era "l' unico al mondo ad avere un' attitudine decente verso gli animali". Oppure ricordare le scelte vegetariane dello stesso Hitler (e del suo cane Blondi) o le campagne anti - fumo lanciate dal Terzo Reich, che proibirono il tabacco in molti luoghi pubblici e nelle caserme della Luftwaffe. Esempi che pero' , da soli, rischierebbero di confinarci nell' aneddotica. Ci pensa lo storico americano Robert N. Proctor, col suo libro "The Nazi War on Cancer" appena pubblicato dalla Princeton University Press, a fornire il primo studio sistematico sulla dimensione verde del regime nazista. Si tratta di una ricerca approfondita e puntuale di quanto lontano si fosse gia' spinto il Terzo Reich sui percorsi alternativi della scienza, della medicina, degli stili di vita oggi cosi' in voga nella civilta' post - industriale dell' Occidente. Furono ricercatori tedeschi finanziati dal nazismo a dimostrare per primi il collegamento tra nicotina e tumori, identificando anche i rischi del fumo passivo. La campagna contro le sigarette fu capillare e giunse perfino a proibire i manifesti pubblicitari troppo seducenti, quelli pieni di donnine e auto veloci. Naturalmente, tutto veniva infiocchettato nella propaganda di regime, dove il salutista Hitler, che aveva rinunciato al vizio del fumo, primeggiava leggero su Churchill e il suo eterno sigaro. Di piu' , la campagna anti - nicotina, pur avendo basi scientifiche, veniva messa al servizio dell' antisemitismo e l' uso del tabacco legato alle cosiddette "razze inferiori" come gli ebrei e gli zingari. Secondo Proctor, una delle molle che spinse i nazisti verso strade alternative fu la diffidenza nei confronti della scienza tradizionale, sospetta ai loro occhi perche' dominata dagli studiosi di origine ebraica. E questo spiega anche le contraddizioni delle loro iniziative, capaci allo stesso tempo di denunciare correttamente come carcinogeni i cibi artificiali, i pesticidi, lo scarso uso di fibre nell' alimentazione, e di sostenere che i tumori avessero un' origine razziale: nella vulgata hitleriana, alcune etnie, in primis quella ebrea, erano piu' vulnerabili di altre. I cento esempi contenuti nel libro di Proctor illustrano alla perfezione proprio questo strano miscuglio di progresso e barbarie, di scienza e follia. Fu Himmler, il teorico dello sterminio degli ebrei, il promotore piu' convinto del fondamentalismo ecologista della Germania hitleriana. Come racconta Joachim Fest nel suo "Das Gesicht des Dritten Reich" (Il volto del Terzo Reich), il capo delle SS raccomandava ai suoi sottoposti prime colazioni a base di porri crudi e acqua minerale, allevava polli biologici e si occupo' a lungo del problema delle patate lesse, finanziando diverse ricerche sul tema, ma non riuscendo mai a decidersi tra i dietologi secondo i quali era meglio mangiarle pelate e quelli che le prescrivevano con la buccia. Il Reichsfuhrer delle SS aveva sposato un' infermiera, Margarete Boden, e da lei aveva ricevuto la passione per le erbe mediche, l' omeopatia, i bagni nel fieno d' avena. Arrivo' perfino a ordinare la produzione di erbe medicinali e miele organico nel campo di sterminio di Dachau: era un suo amico, il dottor Fahrenkamp, a dirigere il piccolo paradiso verde in mezzo al lager. Robert Proctor racconta anche dell' ostilita' del nazional - socialismo alla vivisezione. Un grande poster pubblicitario, riprodotto nel libro, mostra centinaia di cani e gatti che fanno il saluto nazista urlando "Heil Goering". Non doveva essere un fronte poi cosi' impegnativo, per un regime che allo stesso tempo incoraggiava nei lager gli esperimenti su cavie umane, definite "esseri indegni di vivere". Ma lo storico americano rifiuta ogni giudizio moralistico e semplicistico. Non tutta la scienza nazista fu cattiva scienza: non c' e' dubbio che senza sigarette i rischi del carcinoma diminuiscano o che i semi di soia facciano bene. E non e' perche' Hitler non fumasse o Himmler osservasse una dieta biologica, che i teorici delle campagne antifumo o i fautori dei cibi organici possano essere inibiti o sentirsi in imbarazzo. Paolo Valentino

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